Lo stemma del Castello
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Le origini di Livorno sono ignote e si perdono nelle
leggende e nella mitologia. Nel 904 il toponimo "Livorna"
è attestato per la prima volta con riferimento
ad un pugno di case posizionate sulla costa del Mar
Ligure, in una cala naturale, a pochi chilometri a
sud della foce dell'Arno e di Pisa. Il progressivo
interramento del vicino Porto Pisano, il grande sistema
portuale della Repubblica di Pisa, coincise con l'affermazione
del borgo labronico, che fu dotato, tra il XIII ed
il XIV secolo di un sistema di fortificazioni e di
un maestoso faro, noto col nome di Fanale dei Pisani.
Tramontata
la Repubblica, Livorno fu venduta dapprima ai Visconti
di Milano, e successivamente, nel 1407, ai genovesi,
per passare, nel 1421 ai fiorentini. Nel XVI secolo
i Medici, signori di Toscana, contribuirono in maniera
determinante allo sviluppo di Livorno e del suo
sistema portuale. Bernardo Buontalenti fu pertanto
incaricato di progettare una nuova città
fortificata intorno al nucleo originario dell'abitato
labronico, con un imponente sistema di fossati e
bastioni.
Il
popolamento della città buontalentiana fu
favorito dall'emanazione, tra il 1590 ed il 1603,
delle cosiddette "Leggi Livornine", che garantivano,
per gli abitanti di Livorno, libertà di culto
e di professione religiosa e politica a chiunque
fosse stato ritenuto colpevole di qualsiasi reato
(con alcune eccezioni, tra le quali l'assassinio
e la "falsa moneta"). Invece, dal punto di vista
economico, l'istituzione del porto franco portò
ad un proliferare di attività commerciali
spesso legate alle intense attività portuali.
Nel
XVIII secolo, la fine della dinastia medicea e l'avvento
dei Lorena non ostacolarono l'espansione cittadina,
con la formazione di grandi sobborghi suburbani
a ridosso delle fortificazioni buontalentiane. Anche
dal punto di vista culturale il Settecento portò
ad un proliferare delle arti in genere ed in particolare
dell'editoria; qui vennero pubblicati Dei delitti
e delle pene di Cesare Beccaria (nel 1764, in forma
anonima) e, nel 1770, la terza edizione dell'Encyclopédie
ou Dictionnaire raisonnè des Sciences, des
Arts et des Mètieres di Diderot e D'Alembert,
in una stamperia ricavata nel vecchio Bagno dei
forzati.
Tra
la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento
la città subì l'assedio delle truppe
francesi, capeggiate da Napoleone Bonaparte, degli
Spagnoli e degli Inglesi. La Restaurazione e il
ritorno al potere dei Lorena con Ferdinando III
e poi Leopoldo II, permise la realizzazione di grandi
opere pubbliche, come il completamento dell'Acquedotto
di Colognole, mentre le fortificazioni medicee furono
in gran parte smantellate per far posto ad eleganti
palazzi della borghesia livornese.
Tuttavia
i moti rivoluzionari del 1849 precedettero di pochi
anni la definitiva annessione del Granducato di
Toscana al Regno d'Italia. Con l'unità d'Italia,
nel 1868 furono abolite le franchigie doganali di
Livorno, che porteranno ad un drastico calo delle
attività commerciali e dei traffici marittimi,
ma la successiva fondazione del Cantiere navale
Orlando farà cambiar volto alla città
trasformandola rapidamente in un importante centro
industriale. Sul finire del medesimo secolo, il
prestigio della città, ormai prossima ai
100.000 abitanti, fu sancito dall'istituzione della
celebre Accademia Navale.
Gli
inizi del XX secolo portarono ad un fiorire di numerosi
progetti architettonici ed urbanistici: dagli eleganti
stabilimenti termali e balneari, che avevano fatto
di Livorno una delle mete turistiche più
ambite sin dalla prima metà dell'Ottocento,
alla nuova stazione ferroviaria della linea Livorno
- Cecina sino ai piani di risanamento del centro.
Poco prima dell'avvento del Fascismo, Livorno fu
teatro della fondazione del Partito Comunista Italiano,
a seguito della scissione della corrente di estrema
sinistra dal Partito Socialista Italiano.
L'affermazione
del fascismo e l'ascesa politica di Costanzo Ciano
portarono alla realizzazione di grandi opere pubbliche
ed industriali, all'ampliamento dei confini provinciali
e, al contempo, all'ideazione di massicci e scellerati
piani di sventramento per la città, che mutarono
parte dell'antico assetto urbanistico.
Lo
scoppio della seconda guerra mondiale e i successivi
bombardamenti causarono la distruzione di gran parte
della città storica e la morte di numerosi
civili: ingenti danni si registrarono anche nelle
aree industriali e portuali, che furono tra i principali
obbiettivi delle incursioni aeree. La ricostruzione
postbellica durò molti anni: lo sminamento
di alcune zone del centro cittadino terminò
solo negli anni cinquanta, mentre la cinquecentesca
Fortezza Nuova ospitò baracche di sfollati
fino agli anni sessanta.
Livorno
acquistò il volto di una città moderna
e fortemente industrializzata, ma la crisi avviata
dal disimpegno della partecipazione pubblica nei
grandi centri industriali ha portato negli ultimi
anni ad uno spostamento del baricentro economico
dall'industria pesante alle piccole e medie imprese
e al terziario.
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