Livorno Magazine

di Bianca Isolani

E vennero dunque criminali di ogni specie, autori persino di efferati delitti, ma anche perseguitati politici e religiosi e gente vogliosa di nuovi spazi e di nuove avventure.
L'intenso popolamento che seguì alle "livornine" determinò il riconoscimento di Livorno come città nel 1606. Tutto questo venne ben raffigurato nel dipinto di Bernardino Poccetti Pianta di Livorno e allegoria della sua prosperità (circa 1608), che si trova a Firenze, a Palazzo Pitti: Livorno, che nel 1594 era un piccolo borgo che contava solo 500 abitanti, nel 1650 ne vantava oltre 12000! (Origini segrete e misteri di Livorno - M.Silvestri). Nel 2006 sono state organizzate molte manifestazioni per il quattrocentesimo anniversario della nascita della nostra città, cui noi abbiamo collaborato anche con l'esposizione Lucrezio a Livorno e "La Primavera" svelata, che si è tenuta ai Granai di Villa Mimbelli proprio in occasione della Festa della Toscana (30 novembre), e in cui era esposta anche una grande riproduzione del dipinto di Poccetti (foto in alto a sinistra - Firenze, Palazzo Pitti, Sala di Bona).


La novità della nostra ipotesi

Noi vogliamo sostenere proprio il contrario di quanto comunemente si afferma: a parte Firenze, cui è universalmente riconosciuto il merito di aver dato origine ad una nuova cultura, quella del Rinascimento, è proprio Livorno la città più toscana della Toscana! E' ben noto che buona parte della gloria del Rinascimento si deve alla famiglia dei Medici che, prima indirettamente o poi direttamente in vari modi, governò Firenze fin quasi alla metà del 1700. E' anche ben noto che Livorno è una città medicea: i Medici la vollero strenuamente, come porto di Firenze, e si dice che ciò fu determinato dalla volontà di incrementare i loro traffici commerciali, dato che il porto di Pisa si stava interrando. Ma in realtà c'era molto di più: essi avevano un grandioso progetto culturale, scientifico, sociologico che, a causa dei tempi, non poté essere manifestato chiaramente e che forse perciò non ha ancora potuto attuarsi nella sua pienezza, come i Medici ed i loro grandissimi collaboratori avrebbero voluto. Essi intendevano fare di Livorno una reale città ideale dove tutte le idee scientifiche, filosofiche, religiose potessero essere liberamente discusse da liberi cittadini e dove vi era libera circolazione dei libri e libertà di stampa. Il filosofo francese Montesquieu, ai primi del 1700, affermò chiaramente che Livorno era il vero capolavoro della famiglia Medici.
(M.Wispeare, I Medici, p. 88).

Livorno capolavoro dei Medici
Il giornalista e storico livornese Maurizio Silvestri, nel suo libro Origini segrete e misteri di Livorno, definisce questo progetto come espressione di una concezione politica moderna , una utopia a servizio della quale venne promosso un nuovo uso pratico della scienza antica, con conseguenze in grado di sradicare la tradizionale visione sacra del mondo, sostituendola con una nuova, laica.
Noi livornesi siamo gli eredi più diretti, ma troppo spesso inconsapevoli, di questo grandioso progetto mediceo, che non poteva essere chiaramente esplicitato.

Probabilmente molti nostri pregi, come l'accettazione delle differenze ideologiche e l'amore per il "libero pensiero" derivano dalla cultura derivata dal progetto, mentre i nostri riconosciuti e riconoscibili difetti dipendono proprio dalla mancata consapevolezza del progetto, soprattutto nelle sue basi scientifiche ed etiche, che si riallacciavano alla dottrina materialistica del filosofo greco Epicuro (circa 344-270 a.c.), divulgata nel I secolo a.C. dal poeta-naturalista latino Lucrezio, nell'opera De rerum natura, (La natura delle cose).

. Montesquieu,
. Bracciolini
. e Dante


Poggio Bracciolini e la dottrina epicurea
.
De rerum natura fu riscoperta nel 1418 dal letterato Poggio Bracciolini, che operò a lungo a Firenze. Nell'opera, che aveva una finalità soprattutto etica, si sosteneva che ogni cosa in natura (anche l'anima!) è costituita da atomi, in perenne movimento nel vuoto. Gli atomi continuamente si disaggregano e si aggregano in nuovi modi, a seconda della loro natura e delle circostanze. Essi si muovono in un universo eterno e infinito, di cui la Terra non è il centro, né l'Uomo il vivente principale. La consapevolezza di questi fatti dovrebbe rendere l'umanità più serena e portare all'eliminazione dei conflitti e delle guerre.

Dal rogo per gli ‘empi’ fino ai giorni nostri
Oggi, nel 2000 d.C., l'impianto scientifico della dottrina epicurea ci appare validissimo: è quello che studiamo in chimica, fisica, biologia, astronomia (ovviamente tenendo conto delle scoperte della scienza moderna), ma non viene mai ricordato Epicuro, anzi, per l'enorme opposizione che la sua dottrina ha subito nei secoli e il travisamento della sua etica, spesso ancor oggi un gaudente egoista viene chiamato epicureo! Dante aveva collocato all’Inferno “Epicuro e tutti i suoi seguaci”, come ben rappresentato dal pittore Orcagna, nell’affresco in Santa Maria Novella a Firenze, riferito a questi versi. Ma per secoli il pericolo fu ben maggiore: per aver sostenuto più o meno apertamente questi concetti furono mandati al rogo Giordano Bruno (1600) e Giulio Cesare Vanini (1619). Galileo Galilei, sostenuto nei suoi studi da Cosimo II dei Medici, se la cavò meglio: fu solo costretto ad abiurare (1633)! Il pensiero epicureo veniva ritenuto empio, perché toglieva agli dei qualsiasi ruolo nella vita umana. Ecco perché i Medici poterono solo indirettamente riferirsi a De rerum natura, commissionando appositi dipinti a Botticelli. In particolare la famosissima Primavera è stata da noi interpretata come una trasposizione pittorica dell'Elogio di Epicuro che si trova all'inizio di De rerum natura, come abbiamo sostenuto nell'allegato alla pubblicazione Lucrezio a Livorno... e oltre (B. Isolani- S. De Ranieri. Ed. De-batte, Livorno, 2006), nella mostra precedentemente citata, nonché nel Convegno ad Arcidosso, organizzato da Domus Galileiana e Università di Pisa.

Arcidosso, agosto 2007; Settorialità e Unitarietà della Conoscenza
Nel presente articolo, servendoci di due dipinti eseguiti da due pittori apprezzatissimi dai Medici, che erano i più che probabili ispiratori dei contenuti rappresentati, noi intendiamo esporre, con riferimento ai dipinti, gli aspetti più pregevoli della "livornesità", che non ci risulta che alcuno abbia mai analizzato come derivati proprio dal progetto dei Medici. L’analisi di questi aspetti fa parte del Progetto Homo/Habitat (2005-2009), elaborato da ScientiArs multimedia e CIBM e in corso di svolgimento, sulle origini della Scienza e della Conoscenza. I pittori sono ancora Sandro Botticelli, e poi Domenico Ghirlandaio.
Riportiamo gli enti collaboratori del Progetto Homo/Habitat e una indicazione sintetica dei principali lavori svolti. Il materiale indicato può essere fornito a Scuole, Enti e anche privati cittadini che ritengono di poter collaborare all'ampliamento del Progetto stesso.


I dipinti scelti e la "livornesità"

L’adorazione dei Magi di Sandro Botticelli
Il giovane sulla destra, col mantello giallo, identificato dai critici come Botticelli, sembra che si rivolga a noi per invitarci a comprendere quanto ci viene esponendo. L'impianto del dipinto è innovativo: in genere la capanna era messa sul lato destro e verso questa convergeva la processione dei personaggi, tra cui già da tempo si potevano identificare il committente e personalità importanti nella vita cittadina. Invece qui la capanna è centrale. I personaggi (di controversa identificazione, se considerati uno per uno) appartengono alla famiglia Medici e a studiosi ed amici. Nella capanna sono inserite antiche mura diroccate, su cui germogliano nuove piante. Fuori, a sinistra, si notano superbe vestigia greco-romane. A nostro parere il dipinto sta a significare l'enorme sforzo che si cercava di compiere per dare una base filosofica razionalista alla religione cristiana, dopo l'interpretazione medievale, essenzialmente mistica, ma talvolta fanatica. Era effettivamente il tempo in cui il filosofo Marsilio Ficino, protetto dai Medici e alla cui scuola il gruppo si riferiva, ipotizzava una Docta Religio, che potesse essere apprezzata anche dalle persone colte e sagge. La saggezza non sembra virtù molto praticata dai livornesi, ma la mancanza di fanatismo sì: a parte qualche increscioso episodio (non religioso, ma sportivo!) non si sono mai registrati fatti davvero terribili, neppure nel tempo in cui in molte zone d'Italia e d'Europa gli eretici e le streghe venivano mandati al rogo! E' anche ben noto che a Livorno non vi fu mai un ghetto per gli ebrei, nonostante che essi, perseguitati da ogni parte, vi fossero affluiti numerosissimi.

Sandro Botticelli
Adorazione dei Magi
( 1475 )

L’adorazione dei Magi di Domenico Ghirlandaio
Sono passati dodici anni dal dipinto di Botticelli e il progetto della Docta Religio sembra si sia approfondito, probabilmente anche per una più diretta ispirazione a De rerum natura, che noi abbiamo sostenuto essere stata la fonte ispiratrice di La Primavera di Botticelli (1482 circa). Ghirlandaio (identificato dai critici come il terzo personaggio in prima fila, a destra) accentua di molto l'influsso razionalista sulla religione, inserendo la capanna, dipinta solo come una piccola tenda, in un sontuoso edificio greco-romano.

Umanizzazione della Sacra Famiglia
La Sacra Famiglia è al centro, proprio in primo piano, ma molto umanizzata: Giuseppe non ha l'aureola, mentre quelle della Madonna e del Bambino sono appena visibili. Ghirlandaio e alcuni Medici sono vestiti all'orientale e uno di essi viene incoronato... ...addirittura da un personaggio di colore, ciò che indica non solo una auspicata sostanziale parità tra le razze e tra le religioni, ma addirittura una laicizzazione del potere. E' noto infatti che le incoronazioni venivano effettuate dai papi.

Auspici di pace

Gli armati a destra sono mescolati alle pecore: un auspicio di pace, che potrà essere raggiunta quando, come scriveva Lucrezio, la religione non prevaricherà più sulla ragione e migliaia di uomini in arme non si manderanno in un sol giorno al macello. Allusione alla futura Livorno? Sullo sfondo dell'antico edificio si nota una fiorente città marittima: secondo noi si tratta di una scoperta allusione alla futura Livorno in un luogo razionalmente scelto e accuratamente bonificato, e di cui i Medici auspicavano lo sviluppo per una città di pace. Undetto popolare riportava che i Medici tenessero più a Livorno che a Piazza della Signoria!
Dopo cinquecento anni e pur tra molte problematiche, il sogno dei Medici si sta avverando: sulle pareti del Santuario della Madonna di
Montenero, patrona della Toscana, vi sono moltissime lapidi in diversissime lingue, in memoria dei credenti di differenti religioni o anche
di "atei". Insomma Livorno pensata e voluta dai Medici così intensamente, programmata al punto che nascesse e si sviluppasse secondo il loro preciso intento, poteva essere tanto diversa dalla Toscana?

Dopo e con Firenze, la più toscana di tutte
Controcorrente ci chiediamo: e se invece fosse la più toscana di tutte? E a questo proposito ci piace ricordare la partecipazione di monsignor Ablondi, ex vescovo di Livorno, al funerale civile dell'amatissimo ex Sindaco di Livorno Bino Raugi, che si è svolto il 13 ottobre 2007. Ha detto Ablondi: "cosa ci facevo a un funerale civile io, vescovo cattolico? Di fronte a chi si professa "non credente" ho sempre ritenuto giusto applicare quanto diceva papa Paolo VI: Smettiamola di chiamarli "non credenti", meglio definirli "credenti in valori umani", come la famiglia, l'amicizia, la serietà delle promesse, la dedizione alla politica, vista come ricerca del bene comune."
E questo è parte di quanto sosteneva anche Epicuro!

L'Adorazione
dei Magi
del Ghirlandaio
( circa 1487 )
 
 
IL QUINTO MORO
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