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LE
API E LA PROVINCIA DI LIVORNO
Napoleone, Livorno e.. il codice da Vinci. Il significato delle api sullo stemma della Provincia di Livorno tratto dal libro "Origini segrete e misteri di Livorno” di Maurizio Silvestri Il
Codice da Vinci, chi non l'ha
letto? O quantomeno chi non
ne ha sentito parlare? Pochissimi
probabilmente. Non entriamo
nel merito del valore del romanzo
ma lo prendiamo da spunto per
spiegare uno dei simboli della
città, ovvero lo stemma
della Provincia. Che c'entra
Dan Brown, l'autore del best
seller? Presto detto. Intanto
si sappia che Il Codice da Vinci
o almeno molte delle cose che
vi sono “rivelate”
non sono frutto della fantasia
dell'autore. Da sempre si parla
di un legame tra Gesù
e la Maddalena e di una discendenza
del Cristo. Da sempre si parla
di pittori che si sono divertiti,
nel corso dei secoli, ad inserire
dei simboli più o meno
eretici per la Chiesa ma usati
per ricordare le tradizioni
di certi Vangeli e perpetuarne
in segreto le “verità”
che esprimevano. Di simbolismi
sono ricche chiese, templi e
costruzioni. Tra i vari simboli
che troviamo ricorrenti, sono
le api, espressione di laboriosità
ma anche di regalità.
Questo dai tempi degli egizi fino ai re Merovingi, Federico II, i Medici, i Lorena fino a Napoleone Bonaparte e... Livorno. Le ha volute proprio Napoleone Bonaparte quelle api. Sono le stesse che si ritrovano nell'emblema di Ferdinando Primo, ben visibile nel monumento equestre di piazza Santissima Annunziata a Firenze, monumento realizzato, come si legge sulla cinghia della sella sotto la pancia del cavallo con il bronzo dei cannoni presi ai Barbareschi nella spedizione di Bona effettuata dai cavalieri di Santo Stefano che partirono da Livorno: “De' metalli rapiti al fiero Trace”. Le api sono un simbolo antichissimo di operosità e saggezza, usato apunto già dagli egizi e dai romani. Ma il collegamento con i Medici ha altre origini. Occorre infatti risalire ai re Merovingi, o re pescatori, stirpe di origine ebraica di grandi Iniziati e appassionati di pratiche esoteriche. I Merovingi (da Mer, madre) hanno dominato i luoghi dove, secondo leggende francesi (riprese da Dan Brown), sbarcarono Maria Maddalena e Giuseppe D'Arimatea in fuga dalla Palestina. Qualcuno dice che lo stesso Gesù, scampato alla croce, facesse parte del gruppo. Lo sostenevano anche i templari che, nella cerimonia di iniziazione sputavano tre volte sulla croce sulla quale, secondo loro, non era morto il vero Gesù. Sempre secondo teorie delle quali abbiamo parlato, la stirpe dei Merovingi si era imparentata con quella dei discendenti di Gesù. I Merovingi erano legati alla tradizione ebraica nazarea e portavano di conseguenza, capelli lunghissimi come Sansone e Samuele. Lo stesso Gesù pare sia stato un nazareno (il nome potrebbe non essere collegato a Nazaret che ai tempi della sua nascita sembra non esistesse ancora) ed in effetti è stato, come i suoi discepoli, “pescatore di anime”, al pari dei re e della tradizione Merovingia. La stirpe scompare nell'ottocento e torna alla ribalta con Federico II di Svevia, l'unico personaggio politico che, in virtù della sua cultura e della apertura mentale, è riuscito a far convivere in pace le tre religioni monoteiste. Molte idee di Federico sono state fatte proprie dai granduchi fiorentini. E siccome l'ape era il simbolo della sovranità merovingia non c'è da stupirsi che Scipione Borghese suggerisca a Ferdinando di usare le api nel suo emblema. L'ape merovingia, tratta dal sigillo di re Dagoberto II, riproduce l'insetto su un triangolo con la punta rivolta verso il basso. In questo Modo l'ape ed il triangolo formano il sigillo di Salomone. Napoleone si era interessato molto alla storia dei Merovingi. All'epoca del direttorio (1796-99) aveva dato incarico all'abate Pichon (Francois Fron) di fare ricerche approfondite. Le ricerche avrebbero portato alla scoperta che la stirpe Merovingia non era estinta e che il defunto generale Alexandre Beauharnais era discendente proprio dei re pescatori. Napoleone sposa la vedova, Josephine e ne adotta i due figli. Quando si incorona imperatore dei francesi (non della Francia), Bonaparte indossa un mantello sul quale sono trapuntate le 300 api d'oro trovate nel 1653 nella tomba del re merovingio Childerico I. Il titolo ed i simboli, secondo il nuovo imperatore erano un suo diritto in virtù della discendenza da re Rohan Sguardo, figlio naturale di Carlo II Stuart di Gran Bretagna e della duchessa Margherita di Rohan. Gli Stuart avevano a loro volta il diritto all'emblema perchè discendevano dal re Clodione e, quindi, dai re pescatori. Durante il suo forzato soggiorno all'Elba, Napoleone fa inserire le api nello stemma dell'isola. Api che poi vengono riportate fino ai nostri giorni, nel simbolo della Provincia di Livorno. |
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Edizione
IL QUINTO MORO
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