Livorno Magazine
I lazzeretti
di San Jacopo e San Leopoldo

Leopoldo II d'Asburgo-Lorena (Vienna, 5 maggio 1747 – Vienna, 1º marzo 1792) fu Granduca di Toscana (con il nome di Pietro Leopoldo) dal 1765 al 1790 e imperatore del Sacro Romano Impero e re d'Italia dal 1790 al 1792.
A Livorno, dove ora sorge l'Accademia navale, in passato si trovava il lazzaretto di San Jacopo, innalzato a partire dagli anni quaranta del XVII secolo per la quarantena degli equipaggi delle navi provenienti dal Levante le quali, prima della costruzione di questo complesso sanitario, venivano invece dirottate verso l'isola del Giglio e l'isola d'Elba. La struttura, collegata al più antico lazzaretto di San Rocco mediante un canale (oggi scomparso), fu ampliata nel 1721 e nel 1754. Poco più a sud si trovava invece il lazzaretto di San Leopoldo, eretto nel 1773, su disegno di Ignazio Fazzi, per volontà di Pietro Leopoldo.

L'Accademia Navale nel 1931

Il lazzaretto era dotato di alcune torrette, una delle quali serviva per il controllo della costa, due cappelle e due cimiteri. Rimase attivo fino al 1846 e successivamente, prima di essere inglobato nell'Accademia, fu trasformato in un carcere e, in parte, in una caserma militare.
Il nuovo lazzeretto fu ritenuto uno dei più vasti e completi d'Europa. Sul portale d'ingresso in pietra panchina, sopra l'arco di gusto baroccheggiante, si legge ancora oggi la targa marmorea che commemora l'utilità dell'opera pubblica per la salute e la navigazione: "Petrus Leopuldus Arch. Austr. Hung. Boem. R.P. Magnus Etrur. Dux navigationis et salutis publicae vindex hominibus mercibusque graviore pestilentiae suspicione notatis tutius expurgandis remotiorem hanc insulam er porticus designavit construxit ann. MDCCLXXIII".

A pianta trapezoidale, il lazzeretto, quasi una cittadella sul mare, era circondato da un fossato a secco e da un'alta muraglia la cui parte inferiore a scarpa era segnata da un cordolo in pietra, tuttora visibile nel lato più meridionale del complesso. Vi si accedeva mediante un ponte levatoio dalla Porta Leopolda. Le torrette angolari fungevano da difesa e da vigilanza; di queste l'unica parzialmente superstite si affaccia sulla muraglia meridionale prospiciente la Cala Mosca.
All'interno, il complesso sanitario era suddiviso in due zone distinte. Una era costituita dal palazzotto delle abitazioni degli ufficiali, tuttora presente, con facciata ad esedra di fronte all'ingresso, da una darsena esagonale chiusa sul mare da una catena. Al centro dell'ingresso della darsena, isolato sull'acqua, sorgeva il mastio di San Rocco (distrutto durante la seconda guerra mondiale), collegato a terra da una passerella in legno.

Vi erano anche le vaste tettoie per il deposito delle merci in quarantena, una cappella circolare, un serraglio per gli animali. In questa zona, presso le tettoie venne eretta la statua marmorea del granduca Pietro Leopoldo, nelle vesti di centurione romano e posta in una ricca nicchia marmorea, poi trasferita, su proposta del Vigo, nella piazzetta del sagrato della chiesa di San Jacopo, ove si trova tuttora. L'altra sezione, più a sud, era detta "La Gabbia" ed era a sua volta isolata da un fosso interno dal resto del complesso; qui vi venivano segregati i malati appestati e le merci infette.
Il lazzeretto era corredato di due cimiteri: uno ad uso dello stesso lazzeretto (1775) e l'altro detto "della Quarantina" in uso fino al 1846.

 
 
IL QUINTO MORO
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