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di
Bianca Isolani
Il
2 dicembre 2007, in piazza
della Repubblica, molti livornesi hanno
accolto il nuovo Vescovo, monsignor Simone
Giusti, pisano! Al di là dello scambio
di alcune scherzose battute su questa origine,
dato lo storico antagonismo tra Livorno
e Pisa, l'accoglienza è stata molto
festosa. Il corteo di rappresentanza era
aperto dai figuranti della Livornina, con
in testa Cosimo de' Medici, nonno di Lorenzo
il Magnifico e Pater patriae (come ci ricorda
una statua a Palazzo de Larderel), accanto
a Bernardetto Borromei, primo gonfaloniere
della città, come è scritto
sulla lapide nella Chiesa di S. Caterina.
Una bella rappresentanza della cultura laica
e antica, insieme a quella attuale,
con a capo il Sindaco Alessandro Cosimi.
Il Sindaco, anche con diverse citazioni
delle Sacre Scritture, ricorda i valori
che hanno fondato la convivenza civile della
Città, che è laica e anche
un crocevia di fedi e sottolinea che, essendo
necessario per lo sviluppo dell'Umanità
un cambiamento epocale
, si apre per
tutti il compito di cercare il modo per
cui l'identità non si rattrappisce,
ma guarda con coraggio al futuro. Offre
poi la più ampia collaborazione.
In una mano il Vangelo, nell'altra la Costituzione
italiana, il Vescovo parla della necessità
di osare il futuro. Occorre il coraggio
di sognare e costruire insieme una nuova
società dove pace, giustizia, benessere
e solidarietà si coniughino insieme
per tutte le persone e tutti i popoli. Dobbiamo
avere il coraggio di lasciarci alle spalle
il passato, facendone giusta e ricca memoria
Sopra: Epicuro. A destra: Particolare
del dipinto Venere e Marte del Botticelli
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Si
danno così per tramontati scontri
che un tempo hanno agitato i settori culturali
ed educativi. Oggi il Vescovo parla di una
Chiesa che forma persone libere e forti,
come vuole la Costituzione italiana, mentre
il Consiglio di Stato ha riconosciuto la
liceità di esporre il Crocifisso
nelle aule, come ad un simbolo idoneo a
esprimere l'elevato fondamento dei valori
civili
che sono poi i valori che delineano
la laicità nell'attuale ordinamento
dello Stato.
Lucrezio e la dottrina epicurea
Come noi sosteniamo, la possibilità
di creare buoni rapporti culturali tra sapere
scientifico e religiosità erano stati
auspicati dalla famiglia de' Medici, oltre
500 anni fa, col dipinto, commissionato
a Botticelli, che fu poi chiamato La Primavera,
e che, secondo i nostri studi, era una trasposizione
in pittura del testo di Lucrezio De rerum
natura, che si basava sulla dottrina del
filosofo greco Epicuro.
Il testo di Lucrezio era ritenuto deleterio
per la religione e fu in seguito messo formalmente
all'Indice. Il termine epicureo
aveva un significato dispregiativo che,
per grande ignoranza, mantiene ancor oggi.
Così, sia per La Primavera che per
altri dipinti che seguirono, di Botticelli
e di altri pittori, si dovette sempre mimetizzare
il messaggio epicureo. Ecco perché
è spesso così incerto e controverso
il significato dei dipinti.
Ecco perché a noi sembra così
importante e urgente riscoprirlo. Ecco perché
abbiamo elaborato il Progetto Homo/Habitat,
che intende mettere in luce le radici ancor
oggi misconosciute della cultura dell'Occidente!.
Nel dipinto Venere e Marte,
che viene valutato di poco posteriore a
La Primavera, si vede una bellissima Venere
che guarda, amorevole ma pensosa, Marte
addormentato.
Simonetta Vespucci simbolo di Humanitas
Essa ha le stesse sembianze di Venere in
La Primavera. Si tratta probabilmente di
Simonetta, sposata Vespucci, e il nido di
vespe a destra della testa di Marte sembra
un'allusione al nome. All'epoca la ragazza,
probabilmente assai stimata nell'ambiente
fiorentino e anche amata da Lorenzo il Magnifico,
era già morta ed era diventata un
simbolo di Humanitas: lo stato di bellezza
a cui può giungere lUmanità
con la cultura, la vera passione del Rinascimento.
Anche Luca Canali, noto traduttore dell'opera
di Lucrezio, sembra propendere per questa
ipotesi, mettendo Venere e Marte di Botticelli
sulla copertina del suo libro Lucrezio,
poeta della ragione. I versi di De rerum
natura, insieme a molti altri, sparsi nell'opera,
potrebbero essere questi: Infatti tu sola
puoi gratificare i mortali di una tranquilla
pace, poiché le crudeli azioni guerresche
governa Marte, possente nelle armi
alla tua bocca è sospeso il
respiro del dio supino.(L. I, 31-37, traduzione
di L. Canali) in un bosco tranquillo i piccoli
satiri giocano con le armi di Marte, che
non si sveglia nemmeno al forte suono di
una conchiglia, suonata da un dispettoso
satiretto. Il significato recondito del
dipinto ci sembra quindi questo: è
possibile per l'Umanità arrivare
alla pace, se sviluppa la sua caratteristica
intellettuale più bella, cioè
l'amore per la cultura.
Nelle scuole livornesi col Progetto Homo/Habitat
Col Progetto Homo /Habitat di ScientiArs
e CIBM, noi abbiamo portato il trascuratissimo
studio dell'aspetto scientifico ed etico
di De rerum natura (in poesia e spesso persino
in latino!) in diverse Scuole di Livorno
e di altre città (Cagliari, Aosta,
Milano), sviluppandolo in modo interattivo.
Abbiamo utilizzato quindi non solo la poesia,
che nella cultura contemporanea è
purtroppo poco praticata, ma anche mezzi
più adatti oggi, come la musica,
la danza, la prosa. Abbiamo anche fatto
eseguire dagli allievi molti esperimenti
scientifici, per dimostrare che vedere
con gli occhi e toccare con
le mani non è garanzia che
una cosa sia vera.
Come diceva Lucrezio, per conoscere la realtà
occorre sempre la ragione vigilante! In
particolare, all'Istituto S. Cuore di Livorno,
dunque in una Scuola cattolica, lo studio
di Lucrezio ha interessato la Scuola Elementare,
la Media e il Liceo. Ne è scaturito
per prima cosa uno spettacolo corale organizzato
da Europe Ballet Ars (EBA) di Milano-Livorno
che, nell'ambito della manifestazione Primavera
della Scienza organizzata dal Comune, è
stato rappresentato al Teatro 4 Mori il
Il concetto che è possibile passare
dalla guerra alla pace ci sembra ben sintetizzato
nello spettacolo di EBA, dove i feroci soldati
si trasformano in giocosi putti. I pannelli
esplicativi sul valore educativo di De rerum
natura, nonchè un bel dipinto ispirato
a Venere e Marte*** sono stati esposti ai
Granai di Villa Mimbelli (Museo Fattori)
in novembre-dicembre 2006, nella sezione
didattica, in occasione della mostra Lucrezio
a Livorno e la Primavera svelata, durante
le manifestazioni per la Festa della Toscana.
Erano presenti anche pregevoli lavori di
classi della Scuola Media Bartolena e dell'ISIS
Niccolini-Palli di Livorno e dell'Istituto
Marconi di Cagliari; per l'occasione, gli
allievi di questo Istituto avevano scelto
come meta della gita annuale Livorno, come
del resto avevano già fatto, in anni
precedenti e per altra parte del P H/H,
allievi di Milano e di Albert (Francia).
Sia i docenti che gli allievi, anche con
il coinvolgimento dei genitori, avevano
lavorato ben al di là dei compiti
istituzionali, dimostrando che Lucrezio
può essere ben vivo anche oggi e
contribuire a diffondere il concetto di
pace!
Poggio Bracciolini e Lorenzo il Magnifico
Noi dobbiamo essere grati a chi ci ha
permesso di conoscere la meravigliosa opera
De rerum natura, non a caso da molti considerata
come l'equivalente laico della
Divina Commedia. Essa fu riscoperta dal
toscano Poggio Bracciolini, nato in provincia
di Arezzo, a Torrenuova, che oggi si chiama
Torrenuova Bracciolini. Fu apprezzata dalla
famiglia de' Medici, in particolare da Lorenzo,
che commissionò i dipinti pagani,
di uso privato e quindi da tenere in casa,
al pittore Botticelli. Botticelli divulgò
i concetti razionalisti di De rerum natura
in modo meraviglioso ma criptico, affinché
i dipinti non fossero distrutti da chi li
riteneva empi, perché
trasmettevano l'apprezzamento per i valori
della cultura antica.
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Lorenzo
Il Magnifico
e il quadro
di Giroldini
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La
religiosità di Lorenzo de Medici
Oggi si può ritenere che Lorenzo
il Magnifico fosse religioso e cattolico,
ovviamente con dei correttivi
che gli permettessero una ragionevole adesione.
Questo sembra dimostrato da quanto viene
in genere riportato: nel 1492, ancor giovane,
ma in punto di morte, si sarebbe fatto confessare
dal frate domenicano Gerolamo Savonarola
(domenicano come le Suore del S. Cuore e
come la Chiesa di S. Caterina a Livorno).
Proprio Lorenzo aveva chiamato questo frate
a predicare a Firenze, e proprio questo
frate lo aveva in tutti i modi osteggiato:
Lorenzo sembra quindi dare prova non di
pentimento (che non ci risulta da alcun
atto), ma di una notevole capacità
di perdono.
Perdono cristiano ?
Poco tempo dopo ci furono a Firenze,
organizzati dal Savonarola, i così
detti roghi delle vanità: vennero
soprattutto bruciati splendidi oggetti e
libri antichi o ispirati alla cultura antica.
E nel 1498 Savonarola, dopo essere stato
impiccato, venne arso sul rogo proprio per
le terribili predicazioni contro la Chiesa,
a quel tempo assai corrotta. Del reso anche
Savonarola era favorevole ai roghi, per
es. per gli omosessuali
Il dipinto del pittore livornese D. Giroldini
esplicita bene il contrasto che si era venuto
a creare ed è stato eseguito proprio
per le manifestazioni relative al quattrocentesimo
anniversario della morte del Savonarola,
organizzate dal Centro Artistico Il Grattacielo
di Livorno... Eppure l'intesa possibile
tra ragione e religione, che possono convivere
e, cosa più difficile, anche rispettarsi
senza che una prevarichi sull'altra, era
già stata auspicata nel dipinto di
Botticelli La nascita di Venere che, come
hanno dimostrato anche recenti ricerche,
insieme a La Primavera, è uno dei
dipinti più famosi al mondo. Entrambi
si trovano a Firenze, agli Uffizi, proprio
uno di fronte all'altro. Influisce su questa
netta predilezione anche il turbamento che
deriva dal percepire inconsciamente che
vi è sotteso un meraviglioso messaggio?
Noi proponiamo questa interpretazione, che
auspichiamo possa essere approfondita sempre
di più con studi interdisciplinari
e multidisciplinari: Venere, l'Humanitas
(forse ancora rappresentata da Simonetta
Vespucci), caratterizzata da una serena
bellezza intellettuale che rende splendida
e casta la sua nudità, sorge dalle
acque del mare sostenuta da una conchiglia.
La conchiglia è una valva di Pecten
jacobeus, cioè il famosissimo Pettine
di San Giacomo, di cui i pellegrini
ornavano le loro cappe, ritornando dal pellegrinaggio
al Santuario di Santiago di Compostella,
in Spagna, e che per questo motivo sono
conosciute come cappesante.
Il Santuario è stato edificato in
omaggio a S. Jacopo, uno dei primi apostoli
di Gesù, sembra però che il
pellegrinaggio sia assai più antico
e che possa risalire a tempi pre-cristiani.
A sinistra il vento Zefiro, che non è
livido e non fa più paura, come era
invece in La Primavera, è teneramente
abbracciato da quella che viene ritenuta
la ninfa Clori e che noi, proseguendo nell'interpretazione
già data di La Primavera, potremmo
invece identificare come l'umanità,
non ancora Humanitas, che però non
soggiace più alle superstizioni.
Sulla riva la Natura aspetta di coprire
Venere col suo mantello, che noi riteniamo
corrisponda alla Scienza. Insieme ai fiori
rosa, il mantello e il vestito della Natura
sono infatti l'unica parte realmente naturalistica
del dipinto, che nel complesso è
figurativo, ma del tutto metafisico, come
dimostrano le onde del mare, il vento che
scompiglia i capelli verso sinistra nei
due personaggi abbracciati, verso destra
nella Venere e nella Natura, mentre è
assolutamente assente nel boschetto di aranci
(dove era ambientata La Primavera). Come
già specificato nell'articolo precedente,
l'arancio era il simbolo dei Medici. La
vivida luce sul loro tronco (poco visibile
in molte riproduzioni), potrebbe alludere
al tronco dei Medici, col famoso
Cosimo il Vecchio, Pater patriae.
Le coste stilizzate, che alcuni identificano
con le coste di Cipro, l'isola di Venere,
potrebbero secondo noi rappresentare le
coste della Toscana, da cui si partiva per
raggiungere Santiago di Compostella e potrebbero
fare addirittura riferimento a Livorno,
notoriamente città medicea. Le piante
sulla sinistra, che sono tipiche di zone
paludose, potrebbero essere indicative della
zona al tempo paludosa su cui i Medici pensavano
di costruire Livorno. E' noto inoltre che
si partiva dal quartiere di S. Jacopo, più
o meno da dove si trova oggi l'Accademia,
che è accanto alla Chiesa di S. Jacopo,
al cui interno si trovano queste indicazioni
sul pellegrinaggio!
Tutte coincidenze? Ebbene, se la nostra
interpretazione appare troppo di parte,
vi invitiamo a cercare, sui vari libri di
arte e su Internet, le numerosissime altre
interpretazioni, valutando soprattutto i
fatti su cui si basano, in genere neppure
accennati!
Noi riteniamo che i Medici e i loro numerosissimi
e colti collaboratori, quelli che hanno
fatto il Rinascimento, cinquecento
anni fa avessero tentato una via che rendesse
possibile la convivenza tra cultura razionalistica
e cultura religiosa, con rispetto reciproco.
Questa via potrebbe essere utile anche oggi.
Nell'ambito della dichiarata disponibilità,
noi speriamo quindi che al Comune di Livorno,
con cui da anni collaboriamo per il Progetto
H/H, possa affiancarsi la Diocesi di Livorno,
per costruire insieme un futuro di pace,
che possa essere di esempio anche ad altri.
Così Livorno potrebbe portare avanti
in modo propositivo il progetto culturale
dei Medici, che la pensarono come Città
Ideale!
Il quadro di Botticelli Venere
e Marte
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