Il
porto di Livorno
Il
ponte dei sospiri
1606:
pianta della città (clicca
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1680:
pianta della città (clicca
per ingrandire)
1800:
stampa del porto di Livorno
1870:
la città con la cinta daziaria
(clicca per ingrandire)
Costruzione
del porto industriale
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I traffici nella storia
L'importanza di un porto si basa sul numero delle
navi che lo frequentano, dal tipo, dalla stazza,
dalla specie di navigazione, ma soprattutto dalla
qualità dei traffici e dall'avanmare, cioè
insieme dei porti regolarmente collegati con quello
in esame.
Nel XV° secolo si hanno le prime notizie sulle
attività commerciali del porto di Livorno,
che riguardano essenzialmente le importazione delle
materie prime per l'industria laniera fiorentina
dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dal Portogallo
e da altri porti italiani e la relativa esportazione
dei prodotti finiti.
Alla fine del XVI° secolo lo scalo labronico
si rende indipendente dal proprio retroterra, assumendo
la veste di emporio; vi si stabiliscono vari operatori
che commerciano in spezie, cuoi, cordami etc.
Nel secolo XVII° la navi in arrivo allo scalo
labronico continuano ad aumentare, si hanno rapporti
intensi con la Gran Bretagna, tutto il Mediterraneo,
il Bosforo e il Portogallo. Cambia leggermente la
composizione delle merci poiché si perde
il commercio della seta per la diffusione in Europa
del baco da seta, mentre dall'Italia meridionale
affluiscono olio, uva passa, fichi, olive; con navi
olandesi e britanniche arrivano il pesce conservato,
i salumi, i formaggi, il grano, la segale, i metalli,
i legnami, le pellicce, i cereali, il pepe, lo zucchero,
il caffè, i prodotti tessili, le droghe e
la cera.
Il
porto e la storia
Nel
periodo lorenese (1737-1859) i traffici sono particolarmente
floridi. Mancano solo le navi statunitensi, non
riconosciute dai Lorena.
Durante la Rivoluzione Francese si possono distinguere
due periodi, nel primo si ha un incremento dei traffici
ad opera dei Francesi, nel secondo il blocco inglese
causa un forte calo nel movimento, costringendo
il porto ad una lenta ripresa e a vivere nel frattempo
di cabotaggio, cioè di viaggi limitati e
sottocosta.
Dopo il 1814 il movimento delle navi si accresce
in modo notevole.
Fino al 1830 il porto di Livorno è vissuto
in modo indipendente dal proprio retroterra e dalla
sua economia, mentre, dopo tale anno, si riallacciano
i legami, con l'esportazione di vino, bacche di
ginepro, alabastro, seta lavorata, cremor di tartaro,
organzino e borace, e con l'importazione di salumi,
manufatti, prodotti tessili, cera e frumento.
Nel 1832 Livorno figura al quinto posto fra i porti
del mediterraneo.
Dopo
l'unità d'Italia
Dopo l'unità d'Italia lo scalo labronico
è afflitto da una parziale crisi, dovuta
al fatto che sono abolite le franchigie di cui gode.
Diminuisce il numero delle navi ma aumenta la loro
stazza, grazie all'evoluzione dei trasporti marittimi.
Il movimento complessivo delle merci mostra un continuo
aumento dei traffici, si ha una prevalenza degli
sbarchi sugli imbarchi. Si sbarcano carbon fossile,
cereali, prodotti alimentari, chimici, tessili,
metallurgici, legnami, materiali da costruzione.
Si imbarcano prodotti agricoli e metalmeccanici.
L'avanmare di Livorno, nei primi venti anni dopo
l'unità d'Italia, è rappresentato
da una ventina di stati indipendenti e da alcune
colonie.
Esportazione
marmifera.
La
tendenza all'aumento dei traffici, manifestata alla
fine dell'ottocento, si conferma anche nei primi
sedici anni del novecento. Il numero delle navi
si stabilizza sulle 4000/4500 unità per decadere
attorno alle 2000 negli anni della prima guerra
mondiale. In seguito c'è una lenta ripresa
fino a ritornare sui valori precedenti negli anni
trenta per poi precipitare alle 31 unità
del 1945.
La prevalenza degli sbarchi sugli imbarchi è
sempre assai netta. Attorno al 1938 lo scalo labronico
presenta un'importanza carboniera, i due terzi del
movimento sono rappresentati da carbon fossile e
coke.
Si sbarcano anche combustibili solidi, olii minerali,
fosfati, prodotti chimici, rame, legnami, metalli
e macchine e s'imbarcano marmi, alabastro, calce,
cemento, laterizi, prodotti derivati dalla lavorazione
del borace. Il porto di Livorno esporta i due terzi
del totale nazionale dei marmi ed è definito
porto di esportazione marmifera.
Si ha un'accentuazione del carattere internazionale
dello scalo. A compenso delle flessioni del traffico
verso la penisola iberica, il Mediterraneo e il
Mar Nero, aumenta il rapporto con l'Europa occidentale
e settentrionale, con l'Africa, con l'America settentrionale
e con l'Oceania.
Gli
oli minerali
Le
sovvenzioni statali alla navigazione fra le due
guerre portano all'istituzione di numerose e frequenti
linee che servono i principali porti e le colonie.
Il porto di Livorno arriva ad essere servito da
50 linee e il traffico dei passeggeri è in
continua ascesa.
Dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale,
il traffico riprende con una certa lentezza, anche
a causa della permanenza delle truppe alleate, poi
accelera, fino a raggiungere e superare i valori
prebellici. Col passare del tempo, sono accolte
navi sempre più grandi che battono bandiera
estera.
Nel dopoguerra hanno grande importanza i prodotti
petroliferi che non affluiscono più allo
stesso modo in tutti i porti italiani. Continuano
a prevalere gli sbarchi sugli imbarchi e si manipola
una grande varietà di merci, ma la voce principale
sono gli oli minerali greggi e derivati.
Da allora il porto è stato in costante crescita.
La prima flessione negli scambi si ha nel 1975.
FINE
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