Livorno e il suo porto settima ed ultima puntata
di Alessandro Brunetti
a cura di Patrizia Poli


Il porto di Livorno


Il ponte dei sospiri


1606: pianta della città (clicca per ingrandire)


1680: pianta della città (clicca per ingrandire)


1800: stampa del porto di Livorno


1870: la città con la cinta daziaria
(clicca per ingrandire)


Costruzione del porto industriale



I traffici nella storia

L'importanza di un porto si basa sul numero delle navi che lo frequentano, dal tipo, dalla stazza, dalla specie di navigazione, ma soprattutto dalla qualità dei traffici e dall'avanmare, cioè insieme dei porti regolarmente collegati con quello in esame.
Nel XV° secolo si hanno le prime notizie sulle attività commerciali del porto di Livorno, che riguardano essenzialmente le importazione delle materie prime per l'industria laniera fiorentina dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dal Portogallo e da altri porti italiani e la relativa esportazione dei prodotti finiti.
Alla fine del XVI° secolo lo scalo labronico si rende indipendente dal proprio retroterra, assumendo la veste di emporio; vi si stabiliscono vari operatori che commerciano in spezie, cuoi, cordami etc.
Nel secolo XVII° la navi in arrivo allo scalo labronico continuano ad aumentare, si hanno rapporti intensi con la Gran Bretagna, tutto il Mediterraneo, il Bosforo e il Portogallo. Cambia leggermente la composizione delle merci poiché si perde il commercio della seta per la diffusione in Europa del baco da seta, mentre dall'Italia meridionale affluiscono olio, uva passa, fichi, olive; con navi olandesi e britanniche arrivano il pesce conservato, i salumi, i formaggi, il grano, la segale, i metalli, i legnami, le pellicce, i cereali, il pepe, lo zucchero, il caffè, i prodotti tessili, le droghe e la cera.


Il porto e la storia

Nel periodo lorenese (1737-1859) i traffici sono particolarmente floridi. Mancano solo le navi statunitensi, non riconosciute dai Lorena.
Durante la Rivoluzione Francese si possono distinguere due periodi, nel primo si ha un incremento dei traffici ad opera dei Francesi, nel secondo il blocco inglese causa un forte calo nel movimento, costringendo il porto ad una lenta ripresa e a vivere nel frattempo di cabotaggio, cioè di viaggi limitati e sottocosta.
Dopo il 1814 il movimento delle navi si accresce in modo notevole.
Fino al 1830 il porto di Livorno è vissuto in modo indipendente dal proprio retroterra e dalla sua economia, mentre, dopo tale anno, si riallacciano i legami, con l'esportazione di vino, bacche di ginepro, alabastro, seta lavorata, cremor di tartaro, organzino e borace, e con l'importazione di salumi, manufatti, prodotti tessili, cera e frumento.
Nel 1832 Livorno figura al quinto posto fra i porti del mediterraneo.

Dopo l'unità d'Italia

Dopo l'unità d'Italia lo scalo labronico è afflitto da una parziale crisi, dovuta al fatto che sono abolite le franchigie di cui gode. Diminuisce il numero delle navi ma aumenta la loro stazza, grazie all'evoluzione dei trasporti marittimi.
Il movimento complessivo delle merci mostra un continuo aumento dei traffici, si ha una prevalenza degli sbarchi sugli imbarchi. Si sbarcano carbon fossile, cereali, prodotti alimentari, chimici, tessili, metallurgici, legnami, materiali da costruzione. Si imbarcano prodotti agricoli e metalmeccanici.
L'avanmare di Livorno, nei primi venti anni dopo l'unità d'Italia, è rappresentato da una ventina di stati indipendenti e da alcune colonie.

Esportazione marmifera.

La tendenza all'aumento dei traffici, manifestata alla fine dell'ottocento, si conferma anche nei primi sedici anni del novecento. Il numero delle navi si stabilizza sulle 4000/4500 unità per decadere attorno alle 2000 negli anni della prima guerra mondiale. In seguito c'è una lenta ripresa fino a ritornare sui valori precedenti negli anni trenta per poi precipitare alle 31 unità del 1945.
La prevalenza degli sbarchi sugli imbarchi è sempre assai netta. Attorno al 1938 lo scalo labronico presenta un'importanza carboniera, i due terzi del movimento sono rappresentati da carbon fossile e coke.
Si sbarcano anche combustibili solidi, olii minerali, fosfati, prodotti chimici, rame, legnami, metalli e macchine e s'imbarcano marmi, alabastro, calce, cemento, laterizi, prodotti derivati dalla lavorazione del borace. Il porto di Livorno esporta i due terzi del totale nazionale dei marmi ed è definito porto di esportazione marmifera.
Si ha un'accentuazione del carattere internazionale dello scalo. A compenso delle flessioni del traffico verso la penisola iberica, il Mediterraneo e il Mar Nero, aumenta il rapporto con l'Europa occidentale e settentrionale, con l'Africa, con l'America settentrionale e con l'Oceania.

Gli oli minerali

Le sovvenzioni statali alla navigazione fra le due guerre portano all'istituzione di numerose e frequenti linee che servono i principali porti e le colonie. Il porto di Livorno arriva ad essere servito da 50 linee e il traffico dei passeggeri è in continua ascesa.
Dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, il traffico riprende con una certa lentezza, anche a causa della permanenza delle truppe alleate, poi accelera, fino a raggiungere e superare i valori prebellici. Col passare del tempo, sono accolte navi sempre più grandi che battono bandiera estera.
Nel dopoguerra hanno grande importanza i prodotti petroliferi che non affluiscono più allo stesso modo in tutti i porti italiani. Continuano a prevalere gli sbarchi sugli imbarchi e si manipola una grande varietà di merci, ma la voce principale sono gli oli minerali greggi e derivati.
Da allora il porto è stato in costante crescita. La prima flessione negli scambi si ha nel 1975.

FINE

 

 
 

IL QUINTOMORO
EDITORE:
MAURIZIO SILVESTRI - P.Iva: 01471820496
LIVORNO MAGAZINE © Periodico di Informazione, Storia Arte e Cultura della Città di Livorno
Aut.ne Tribunale di Livorno n° 3/07 del 13.02.2007 - Direttore Responsabile: MAURIZIO SILVESTRI
Tutti i diritti riservati .:. All right reserved - Vietata la riproduzione anche parziale non autorizzata