Molo
Mediceo
Ristoratore
la Casa Rossa
Ristoratore
la Casa Rossa - interno
Il ponte girevole
Il ponte dei sospiri
La barriera del Porto
Bombardamenti
maggio 1943: zona Porto
Il Porto è bloccato
Livorno
e il suo Porto
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Diga alla Vegliaia
La
Diga alla Vegliaia dà origine a molte polemiche.
Il suo scopo è assicurare la tranquillità
dai venti da sud e sud est a sud sud ovest ma, secondo
il parere espresso il 12 maggio 1882 da ben quaranta
uomini di mare, non assolve il suo compito. La si
costruisce comunque dal 1887 al 1993 e si slancia
in mare aperto, partendo dall'omonimo scoglio per
480 metri.
Il 3 gennaio 1906, su iniziativa del deputato Salvatore
Orlando, è convocata una riunione di esponenti
del Comune di Livorno, di spedizionieri e di uomini
di mare, per esaminare la situazione dei traffici
livornesi. Dopo un'esposizione sintetica delle condizioni
di Livorno in rapporto ai traffici ferroviari e
alla navigazione interna, esaminato lo sviluppo
delle industrie locali, si afferma la necessità
di mettere il porto in condizioni di servire al
sicuro ed economico approdo dei vapori di linea,
anche di grandi dimensioni. Si forma così
un comitato cittadino, sempre a cura di Orlando.
Nel marzo 1906, la pubblicazione "Il porto
di Livorno qual è e quale dovrebbe essere"
espone lo stato deplorevole in cui versa il porto,
nonostante i grandiosi lavori effettuati: le banchine
accostabili da piroscafi di un certo tonnellaggio
sono scarsissime e si riducono all'estremità
della Diga rettilinea perché il Bacino del
Mandraccio è usato dai soli velieri a causa
del basso fondo e dei moletti di protezione che
ostacolano le manovre.
Ulteriori
ampliamenti
Nel
1907 viene presentata al parlamento una legge che
deve stanziare i fondi per la sistemazione di tutti
i porti italiani. A Livorno vengono concessi 12
milioni di lire. Vengono presentati e si susseguono
vari progetti molto discussi.
Dal 1932 al 1940 proseguono i lavori di completamento
del nuovo porto industriale con l'impianto di binari,
la sistemazione di strade e piazzali, la costruzione
dei fabbricati per gli uffici pubblici e del grande
magazzino merci sulla Calata Assab, gli impianti
meccanici di sollevamento, gli impianti di acquedotto,
di illuminazione e il raccordo diretto con la via
Aurelia.
All'inizio della seconda guerra mondiale l'opera
di costruzione del nuovo porto industriale è
quasi compiuta.
Danni
bellici
Fino al maggio 1943 nessun danno è stato
inferto al porto e anche i numerosi bombardamenti
che avvengono in seguito producono guasti contenuti.
Spetterà alla metodica opera delle truppe
tedesche la distruzione sistematica di tutti gli
impianti portuali, mediante brillamento di potenti
mine
Non un palmo di banchina è risparmiato, non
un apparecchio, non una gru, non un metro di binario,
non un magazzino, non sono risparmiati nemmeno i
porticcioli da pesca di Ardenza e Antignano.
Il porto è imbottigliato, negli specchi d'acqua
sono affondati 130 scafi che bloccano gli scali
e limitano l'utilizzazione dei bacini, le devastazioni
raggiungono il 100%.
La
ricostruzione
Il primo Luglio del 49 la situazione è disastrosa.
Il Comando americano requisisce la Darsena n°1
e le Calate Tripoli e Bengasi per la creazione di
un centro sbarchi.
La ripresa del dopoguerra procede però con
ritmo intenso. Nel 51 il traffico portuale è
già superiore a quello prebellico.
Nonostate vari progetti e piani regolatori, fino
al 64 vengono eseguite solo opere di ricostruzione
e sistemazione, eccetto la nuova Darsena Petroli
e la banchina Alto Fondale.
Nel 1970 il Comando Americano restituisce all'amministrazione
italiana tutte le banchine requisite, ancora nelle
stesse condizioni del dopoguerra. È agibile
solo la calata Assab, corredata da un magazzino
e un magazzino frigorifero. Nel 73 i traffici sono
in continua ascesa, il porto congestionato, le navi
in attesa di attracco si moltiplicano. Nel 76 iniziano
i lavori di ampliamento anche per favorire i traffici
dei containers.
Le
caratteristiche del nostro porto
Il
nostro è un porto artificiale a piccola marea.
A nord della città la costa si presenta continua,
sabbiosa, con poco fondale e fiancheggiata dalla
tipica macchia mediterranea. A sud è frastagliata
con alte scogliere e alti fondali.
Il fondo marino del porto è generalmente
melmoso e costituito da strati di roccia friabile.
Nella buona stagione regnano venti da ponente a
maestro e in quella invernale da scirocco a libeccio.
Il libeccio, vento caratteristico della zona, spesso
soffia con violenza e raggiunge Livorno leggermente
deviato verso ponente, in autunno può superare
i 100 Km/h.
Con i maestrali persistenti si manifesta una forte
corrente nord-sud fra le secche della Meloria e
la costa, ossia nella rada e nell'avamporto. Con
lo scirocco e con il libeccio le acque portano,
invece, verso nord.
Talvolta accade che, sulle bocche del porto e lungo
la costa a nord della città, soffia teso
un vento locale dalla vallata dell'Arno e dalla
pianura di Pisa, anche in queste condizioni, la
corrente porta a nord.
Maree
e clima
Le alte maree alle sigizie (massima escursione fra
l'alta e la bassa marea dovuta alla somma dell'attrazione
della luna e del sole) sono di 0,46 metri, mentre
quelle alla quadratura (quando la luna è
al primo o all'ultimo quarto, quindi forma un angolo
di 90° con il Sole e la Terra e le forze di
attrazione di Sole e Luna si contrastano) sono di
0,34.
Eccezionalmente, all'approssimarsi di cattivo tempo
e col vento forte, la marea può raggiungere
90 cm. Il clima è mite pur subendo talvolta
delle brusche variazioni per effetto dei venti,
la nebbia inesistente.
Il porto di Livorno non può essere incluso
né nella categoria di porto esterno né
di quello interno, è costituito da bacini
scavati nell'entroterra e da specchi d'acqua racchiusi
da opere foranee: avamporto, porto vecchio, bacino
Santo Stefano, porto industriale.
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