Livorno e il suo porto sesta puntata
di Alessandro Brunetti
a cura di Patrizia Poli


Molo Mediceo

Ristoratore la Casa Rossa


Ristoratore la Casa Rossa - interno

Il ponte girevole


Il ponte dei sospiri

La barriera del Porto


Bombardamenti maggio 1943: zona Porto


Il Porto è bloccato


Livorno e il suo Porto

 


Diga alla Vegliaia

La Diga alla Vegliaia dà origine a molte polemiche. Il suo scopo è assicurare la tranquillità dai venti da sud e sud est a sud sud ovest ma, secondo il parere espresso il 12 maggio 1882 da ben quaranta uomini di mare, non assolve il suo compito. La si costruisce comunque dal 1887 al 1993 e si slancia in mare aperto, partendo dall'omonimo scoglio per 480 metri.
Il 3 gennaio 1906, su iniziativa del deputato Salvatore Orlando, è convocata una riunione di esponenti del Comune di Livorno, di spedizionieri e di uomini di mare, per esaminare la situazione dei traffici livornesi. Dopo un'esposizione sintetica delle condizioni di Livorno in rapporto ai traffici ferroviari e alla navigazione interna, esaminato lo sviluppo delle industrie locali, si afferma la necessità di mettere il porto in condizioni di servire al sicuro ed economico approdo dei vapori di linea, anche di grandi dimensioni. Si forma così un comitato cittadino, sempre a cura di Orlando.
Nel marzo 1906, la pubblicazione "Il porto di Livorno qual è e quale dovrebbe essere" espone lo stato deplorevole in cui versa il porto, nonostante i grandiosi lavori effettuati: le banchine accostabili da piroscafi di un certo tonnellaggio sono scarsissime e si riducono all'estremità della Diga rettilinea perché il Bacino del Mandraccio è usato dai soli velieri a causa del basso fondo e dei moletti di protezione che ostacolano le manovre.

Ulteriori ampliamenti

Nel 1907 viene presentata al parlamento una legge che deve stanziare i fondi per la sistemazione di tutti i porti italiani. A Livorno vengono concessi 12 milioni di lire. Vengono presentati e si susseguono vari progetti molto discussi.
Dal 1932 al 1940 proseguono i lavori di completamento del nuovo porto industriale con l'impianto di binari, la sistemazione di strade e piazzali, la costruzione dei fabbricati per gli uffici pubblici e del grande magazzino merci sulla Calata Assab, gli impianti meccanici di sollevamento, gli impianti di acquedotto, di illuminazione e il raccordo diretto con la via Aurelia.
All'inizio della seconda guerra mondiale l'opera di costruzione del nuovo porto industriale è quasi compiuta.

Danni bellici


Fino al maggio 1943 nessun danno è stato inferto al porto e anche i numerosi bombardamenti che avvengono in seguito producono guasti contenuti. Spetterà alla metodica opera delle truppe tedesche la distruzione sistematica di tutti gli impianti portuali, mediante brillamento di potenti mine
Non un palmo di banchina è risparmiato, non un apparecchio, non una gru, non un metro di binario, non un magazzino, non sono risparmiati nemmeno i porticcioli da pesca di Ardenza e Antignano.
Il porto è imbottigliato, negli specchi d'acqua sono affondati 130 scafi che bloccano gli scali e limitano l'utilizzazione dei bacini, le devastazioni raggiungono il 100%.

La ricostruzione

Il primo Luglio del 49 la situazione è disastrosa. Il Comando americano requisisce la Darsena n°1 e le Calate Tripoli e Bengasi per la creazione di un centro sbarchi.
La ripresa del dopoguerra procede però con ritmo intenso. Nel 51 il traffico portuale è già superiore a quello prebellico.
Nonostate vari progetti e piani regolatori, fino al 64 vengono eseguite solo opere di ricostruzione e sistemazione, eccetto la nuova Darsena Petroli e la banchina Alto Fondale.
Nel 1970 il Comando Americano restituisce all'amministrazione italiana tutte le banchine requisite, ancora nelle stesse condizioni del dopoguerra. È agibile solo la calata Assab, corredata da un magazzino e un magazzino frigorifero. Nel 73 i traffici sono in continua ascesa, il porto congestionato, le navi in attesa di attracco si moltiplicano. Nel 76 iniziano i lavori di ampliamento anche per favorire i traffici dei containers.

Le caratteristiche del nostro porto

Il nostro è un porto artificiale a piccola marea.
A nord della città la costa si presenta continua, sabbiosa, con poco fondale e fiancheggiata dalla tipica macchia mediterranea. A sud è frastagliata con alte scogliere e alti fondali.
Il fondo marino del porto è generalmente melmoso e costituito da strati di roccia friabile.
Nella buona stagione regnano venti da ponente a maestro e in quella invernale da scirocco a libeccio. Il libeccio, vento caratteristico della zona, spesso soffia con violenza e raggiunge Livorno leggermente deviato verso ponente, in autunno può superare i 100 Km/h.
Con i maestrali persistenti si manifesta una forte corrente nord-sud fra le secche della Meloria e la costa, ossia nella rada e nell'avamporto. Con lo scirocco e con il libeccio le acque portano, invece, verso nord.
Talvolta accade che, sulle bocche del porto e lungo la costa a nord della città, soffia teso un vento locale dalla vallata dell'Arno e dalla pianura di Pisa, anche in queste condizioni, la corrente porta a nord.

Maree e clima

Le alte maree alle sigizie (massima escursione fra l'alta e la bassa marea dovuta alla somma dell'attrazione della luna e del sole) sono di 0,46 metri, mentre quelle alla quadratura (quando la luna è al primo o all'ultimo quarto, quindi forma un angolo di 90° con il Sole e la Terra e le forze di attrazione di Sole e Luna si contrastano) sono di 0,34.
Eccezionalmente, all'approssimarsi di cattivo tempo e col vento forte, la marea può raggiungere 90 cm. Il clima è mite pur subendo talvolta delle brusche variazioni per effetto dei venti, la nebbia inesistente.
Il porto di Livorno non può essere incluso né nella categoria di porto esterno né di quello interno, è costituito da bacini scavati nell'entroterra e da specchi d'acqua racchiusi da opere foranee: avamporto, porto vecchio, bacino Santo Stefano, porto industriale.

FINE SESTA PUNTATA

 
 

IL QUINTOMORO
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