Darsena del Porto di Livorno
- 1600
Pianta
della città - siamo circa nel 1650
Porta
a Pisa
Porta
Colonnella
Veduta dei fossi in Venezia
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Altre
opere
Per
facilitare un importante ramo del commercio portuale,
vengono costruite un po' per tutta la città,
ma in special modo sui bastioni, delle Buche destinate
alla conservazione del grano.
Nel 1600 viene terminato il Porticciolo per ricevere
le navi provenienti dal Canale dei Navicelli; la
sua precisa ubicazione è molto incerta, seppur
comparendo in alcuni scritti, si hanno a riguardo
molte contraddizioni e dati non precisi.
Mentre si lavora alle fortificazioni del porto,
viene creato il nuovo Arsenale Marittimo per la
costruzione delle navi da guerra e mercantili.
Nel 1600 si ha l'inizio dell'era industriale di
Livorno. L'insediamento delle fabbriche si sussegue
e il movimento commerciale aumenta sempre più.
Nel 1605 si giunge al completamento del Canale dei
Navicelli, mettendolo in comunicazione con il Fosso
che circonda la Fortezza Nuova, utilissima e rapida
via di comunicazione del porto di Livorno con il
mercato di Pisa e, per via d'Arno, con la stessa
Firenze.
Oltre all'ospedale di Sant'Antonio, al Bagno dei
forzati - costruzione fortificata presso il porto
- Ferdinando I° fa costruire in Piazza d'Armi
il Duomo, i portici, su disegni degli architetti
Jones, Pieroni e Cantagallina e il palazzo della
Doganetta, destinato a ricevere gli ospiti di casa
Medici.
Abitazioni
private
Volendo dar vita a una città, il granduca
non può esimersi dalla costruzione di abitazioni
per uso privato. Le affitta o, cosa nuova, le vende
a riscatto con un mutuo della durata di sette anni,
a condizione che l'acquirente si stabilisca nella
città. L'iniziativa è a base speculativa
e le case sono degli alveari.
La
seconda cinta muraria
Sotto Ferdinando I° è portata a termine
la seconda cinta muraria della città. Le
nuove mura cominciano al termine della via Ferdinanda
(l'odierna via Grande), proseguono per via del Bastione,
via del Mulino a Vento, via delle Mura, via dei
Lanzi, via Buontalenti, attraverso il Bastione di
S. Cosimo giungono a Porta a Pisa e chiudono all'altro
lato la via Ferdinanda, poi costeggiano la Fortezza
nuova nella sua primitiva struttura e, continuando
parallelamente al Fosso Reale, terminano davanti
alla Fortezza Vecchia.
Le porte sono sei: quattro principali e due secondarie;
si chiamano rispettivamente Porta a Pisa, Porta
Nuova, Porta Colonnella, Porta dei Navicelli, Porta
dei Cappuccini e Porta alla Bocca.
La nuova cinta ha una lunghezza complessiva di 5
Km e racchiude 10000 persone al suo interno.
La
Fortezza Nuova
Su progetto di Bernardo Buontalenti, si cominciano
anche i lavori della Fortezza Nuova per la difesa
della città dal lato terra. La struttura
ha cinque baluardi, un perimetro di circa due miglia,
i fossi larghi 60 braccia (circa 36 m.) e profondi
5 braccia (circa 3 m.) La costruzione dei Fossi
inizia nel 1599, l'acqua è di mare ed è
necessario pulirla spesso perché si riempie
di alghe e altro materiale. Si cerca di fare in
modo che non ristagni, ma circoli liberamente, evitando
il pericolo di putrefazione. È un buon progetto
dal punto di vista idraulico, frutto di un architetto,
il Buontalenti, che sa il fatto suo.
Il
nuovo porto
È
merito di Cosimo II° dei Medici, succeduto a
Ferdinando I°, l'aver dato a Livorno il suo
porto. La città, sia pure integrata dai nuovi
magazzini, lazzaretti, opere militari, resterà
per quasi due secoli quella che Cosimo II° ha
costruito.
Le case commerciali straniere, che devono costituire
la base dei traffici livornesi, hanno appena cominciato
ad accorgersi delle condizioni favorevoli che Livorno,
modesto scalo commerciale ma piazzaforte marittima
di prim'ordine, può offrire. Il granduca
delibera quindi il disegno di un Nuovo Porto.
Il progetto si basa su tre punti che si sviluppano
attorno alla necessità di:
1. Avere un porto ampio e ben riparato
2. Mantenere isolata da terra la Fortezza Vecchia
3. Evitare l'inconveniente delle alghe
Gli esecutori Cantagallina, Cucurrano, Busulli,
Lorini, Dudley, riuniti in un consiglio, propongono
di gettare una nuova e grandiosa diga, partente
dalla Sassaia e parallela alla terra in direzione
nord ovest.
Questo molo dovrà estendersi sopra una superficie
di 613000 braccia quadrate, avanzare in mare aperto
per circa 900 braccia, sì da ricevere le
navi di grande tonnellaggio. Sopra il livello del
mare dovrà innalzarsi per altre 9 braccia.
Il progetto riduce in tal modo i fondali nei quali
dover fare la gettata in mare aperto, diminuendo
lo sviluppo complessivo delle opere, forse anche
ovviando all'azione delle correnti che potrebbero
accumulare forti quantitativi di alghe contro il
molo.
È vero che lo specchio d'acqua chiuso fra
la terra e i due moli viene così ridotto
alla metà circa di quello previsto nel progetto
precedente, ma è vero anche che lo sviluppo
delle banchine rimane pressoché lo stesso.
Conta, appunto, lo sviluppo delle banchine a disposizione
delle navi, unito alla tranquillità delle
acque, alla facilità d'ingresso, al costo
degli impianti e della manutenzione.
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