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Lapide alla Memoria (clicca per
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Le tombe di Cave e Bondi
La tomba di Leonardo Lusena
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Il
cimitero ebraico di Via Mei, dietro quello comunale della
Cigna, è più recente rispetto all'altro
in via Ippolito Nievo (che conserva solo salme dell'ottocento
e giace in stato di decadenza) poiché è
stato aperto nel 1900. È di grande valore storico,
vi sono state ricoverate le lapidi e i cenotafi (non i
resti) dei primissimi cimiteri della comunità ebraica,
addirittura risalenti al seicento ormai demoliti.
Con le leggi Livornine del 1593 la comunità ebraica
divenne sempre più numerosa in città e richiese
terreni di sepoltura più ampi. La legge giudaica
vuole che il corpo sia interrato, non chiuso in colombari
o loculi dove si ha una decomposizione innaturale, e mai
spostato dal luogo d'inumazione originaria. Ciò
comporta l'ampliarsi a dismisura dei camposanti. Il primo
cimitero si trovava nei pressi della spiaggia della Bassata,
il secondo vicino alla Fortezza Vecchia, il terzo in via
Ippolito Nievo e l'ultimo, quello di cui vi parliamo,
in Via Mei.
Costruito su disegno dell'architetto Alberto Adriano Padova,
ha all'ingresso, accanto al cancello in ferro battuto,
una fonte in marmo e pietra serena con un'immagine che
ricorda un pozzo. Essa porta la data 1901, anno successivo
all'apertura del sepolcreto. L'acqua serviva per lavarsi
all'uscita poiché attraversare un cimitero era
considerato impuro.
In un angolo scopriamo blocchi di marmo accatastati alla
rinfusa. Sono stati rinvenuti durante la demolizione di
alcune case popolari in una zona periferica della città.
Pare siano appartenuti a un camposanto smantellato dopo
le leggi razziali.
Il cimitero si presenta ampio, ben curato, gradevole,
ricco di vegetazione dal valore simbolico come ulivo e
bosso. Le tombe non hanno fotografia poiché il
culto delle immagini è considerato idolatria e
non si usano fiori come offerte bensì sassi. Alcune
lapidi hanno degli incavi appositi dove inserire le pietre.
Le tombe sono di diversa natura, dalle più semplici,
alle cappelle di famiglia con motivi neogotici, colonne
a tortiglione o marmo bicolore.
Come abbiamo detto, qui sono conservate le lapidi più
antiche, a forma di prisma triangolare, simili a quelle
contemporanee dell'antico cimitero degli inglesi. Le decorazioni
più arcaiche sono di natura pagana e laica: falene,
faci, uccelli, serpenti che si mordono la coda, simboli
massonici. I sacerdoti hanno scolpite sulle lapidi mani
benedicenti con le dita aperte. Durante la vita, i sacerdoti
ebraici non possono entrare nel cimitero, considerato,
come abbiamo detto, luogo impuro.
Le tombe più moderne mostrano una progressiva riscoperta
della religione e dell'ortodossia, con un abbondare di
stelle di Davide e di menorah, i candelabri a sette braccia
che in origine proteggevano, nel tempio di Salomone, il
sancta sanctorum dove era conservata l'Arca dell'Alleanza.
Gli ebrei livornesi sono principalmente di origine sefardita,
anticamente parlavano un dialetto ebraico portoghese,
il bagitto, che ha influenzato nettamente il vernacolo
nostrano con parole in uso ancora oggi come sciagattare
e bobo.
I nomi sulle lapidi ricordano molte delle più illustri
famiglie del commercio livornese, dai Corcos, agli Attias,
ai Chayes, famosi per la lavorazione del corallo. Troviamo
alcuni eroi delle guerre d'indipendenza, un librettista
della Cavalleria Rusticana, la poetessa Angelica Palli,
ed è sepolta qui la famiglia dell'ebreo livornese
più famoso al mondo, Amedeo Modigliani, ricordato
solo con una lapide poiché le sue spoglie si trovano
nel cimitero di Pere Lachaise a Parigi.
La tomba di Amedeo Modigliani, nel cimitero di Pere Lachaise
a
Parigi. Qui, le spoglie mortali del pittore, riposano
insieme a
quelle della compagna di vita Jeanne Hebuterne
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