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Sabato
29 settembre, alle ore 10, nell'aula multimediale dell'Arciconfraternita
della Misericordia, l'associazione Livorno delle Nazioni
ha presentato il lavoro svolto per la conservazione del
patrimonio culturale e monumentale della nostra città
e, in particolare, la riscoperta e riqualificazione dell'antico
cimitero degli inglesi in via Verdi.
L'associazione
è attualmente formata da 5 persone: Sarah Thompson,
Matteo Giunti, Francesco Ceccarini, Lisa Lillie e Stefano
Ceccarini. S'ispira alla Livorno delle Nazioni, comunità
multietnica nata dalle leggi Livornine, promulgate dal
Granduca Ferdinando I° a partire dal 1590. Per favorire
l'economia e il ripopolamento di una zona malsana e malarica,
si permise alle comunità ebraiche prima, e a tutte
le altre poi, di stabilirsi in città. Lo scopo
principale era attirare le ricche comunità sefardite.
La Santa Inquisizione di Pisa, tuttavia, non era lontana
e chi professava un'altra fede, anche se protetto da leggi
speciali, doveva farlo con cautela e senza ostentazione.
Erano proibiti i luoghi di culto non cattolici e anche
i cimiteri. Prima della costruzione del cimitero, chi
moriva straniero nella nostra terra finiva seppellito
fuori le mura, insieme agli animali.
Gli studi compiuti dall'Associazione hanno portato a nuove
scoperte e a ribaltare molte teorie. La data scritta sul
cartello in Via Verdi è sbagliata di almeno cento
anni. Si è scoperto a Londra il testamento di un
mercante inglese redatto nel 1643. Egli lascia 150 sterline
per l'acquisto di un terreno di sepoltura per la nazione
inglese a Livorno. Risale a tre anni dopo, 1646, la prima
e più antica sepoltura, nell'angolo in alto a sinistra
del cimitero, appartenente, guarda caso, a Daniel Oxenbridge,
un amico di chi ha redatto il testamento.
Quello
di Via Verdi è il più antico cimitero inglese
d'Italia, il più antico cimitero di Livorno e,
addirittura, il più antico cimitero inglese del
mediterraneo. Ha accolto 450 tombe dal 1646 al 1840 su
mezzo ettaro di terreno. La sua importanza storica è
notevolissima. Nel 1735, in una mappa, è già
definito cimitero vecchio. L'autorizzazione ufficiale
alle sepolture arrivò soltanto nel 1737, da allora,
tutti coloro di religione non cattolica che si trovavano
a morire nelle vicinanze venivano sotterrati qui, anche
se non abitavano a Livorno. Era l'unico luogo in Italia
in cui potevano essere interrati i protestanti di tutta
l'Europa, ugonotti, valdesi, svedesi, svizzeri etc.
L'ingresso principale è a U, prima della guerra
c'erano un muretto basso e una cancellata ora distrutti.
Nel periodo della sua costruzione il cimitero era vicino
a postazioni militari e per questo motivo non poteva avere
muri né monumenti troppo alti.
Farsi
una tomba nel cimitero inglese era costoso, almeno quanto
il rimpatrio della salma, e solo i più abbienti
potevano permetterselo. Principalmente si tratta di ricchi
mercanti con le loro famiglie. Si è notato un raggruppamento
di sepolture per corporazioni.
La tomba più famosa e più visitata è
quella dello scrittore scozzese Tobias Smollett, (1721-
1771) autore, fra l'altro, del famoso "The Expedition
of Humphry Clinker". Smollett abitava a Montenero, morì
nel 71, anche se sulla lapide è scritto erroneamente
73. La sua tomba non si differenzia da molte altre simili,
ricorda un obelisco, secondo la moda dell'egittologia
che imperversò dopo le spedizioni napoleoniche
in Africa. Adesso è estremamente spoglia, sono
state trafugate le parti in metallo, la sfera di marmo
sulla sommità e le altre quattro sfere laterali.
I turisti, anche quelli del settecento, spogliavano la
tomba per portarsi a casa un pezzo di marmo come ricordo.
È sepolto qui anche l'esploratore William Broughton,
la sua tomba è stata ritrovata sopra un'altra.
Durante la seconda guerra mondiale, infatti, il cimitero
fu devastato dai bombardamenti. Due fotografie rinvenute
a Londra lo dimostrano. Alla fine della guerra, le tombe
bombardate furono malamente e frettolosamente ricomposte
con pezzi dell'una aggregati all'altra ed è difficile
ormai stabilire cosa appartiene a chi. Delle 130 tombe
scomparse l'Associazione è riuscita fino a oggi
a rintracciarne 30.
Sono sepolti in questo cimitero molti appartenenti alla
famiglia Lefroy, a partire dal nonno Antonio. I Lefroy
sono noti perché ne parla Jane Austen che ha avuto
uno sfortunato amore con uno dei discendenti.
Troviamo anche:
il barone Von Stosch, personaggio controverso, spia del
governo inglese, amico dell'archeologo Winckelmann che
dette origine alla prima setta massonica del settecento;
Francis Horner, parlamentare inglese amico di Ugo Foscolo;
il padre di Vieusseux e un altro suo parente, Pietro Senn,
fondatore della Camera di Commercio e della ferrovia Leopolda;
John Wood, capitano del Peregrine, vascello protagonista
della battaglia di Livorno del 1653, fra inglesi e olandesi;
il tredicenne William Thompson, marinaio per il quale
qualcuno ha voluto un destino diverso dalla sepoltura
in mare;
Louisa Pitt, amante di William Thompson Backford (1760
- 1844) autore del romanzo gotico Vathec;
Mrs Mason, ovvero Margaret King, scrittrice e medico,
pupilla di Mary Wollstonecraft, amica della di lei figlia
Mary Shelley e del marito di quest'ultima Percy Bysshe
Shelley, che aprì a Pisa un salotto frequentato
dalle migliori menti dell'epoca.
Un discorso a parte riguarda la tomba di William Magee
Seton, marito di Elisabeth Seton, santa americana. Il
parroco della parrocchia omonima è intervenuto
nel 2004 con un escavatore in un terreno che non permette
l'ingresso di tali mezzi - al punto che i volontari dell'associazione
sono costretti a tagliare i rami pericolanti a mano. L'intervento
di esumazione delle spoglie del marito di Elisabeth ha
danneggiato gravemente la tomba. Da notare che William
Seton era protestante e non cattolico.
Il cimitero, come spiega Lisa Lillie, dottoranda all'università
di Washington, non era pianificato perché le persone
potessero passarvi del tempo, come nei grandi cimiteri
di Pere Lachaise a Parigi o Highgate a Londra.
Vi si notano tombe a prisma triangolare, di forma molto
simile a quelle riscontrabili nei cimiteri ebraici in
Olanda e nelle comunità sefardite, a conferma di
un rapporto privilegiato fra la religione ebraica e quella
protestante, entrambe basate sull'esegesi diretta dell'Antico
Testamento. Le tombe dei cimiteri inglesi della Tunisia
e della Grecia sono invece diverse. Oltre alla forma a
prisma triangolare, si trovano anche lastre e monumenti
misti a colonna, a obelisco e altri.
I
simboli iscritti sulle tombe diventano più complessi
e più belli col procedere degli anni, man mano
che dal seicento barocco si procede verso lo stile neoclassico
della fine del settecento. Si hanno riferimenti alla dance
macabre, secondo una moda venuta in auge dopo la peste
del trecento, alla fenice, al melograno - collegato al
mito di Persefone - all'ouroborus, il serpente che si
mangia la coda, alle torce, alle mani intrecciate.
L'Associazione ha operato il censimento e il mappaggio
delle tombe, sia quelle in loco, sia quelle riscontrabili
solo sui documenti, elaborando un database integrato con
gli studi di tutta Europa e imperniato sulla pianta dell'architetto
Soggi. I volontari si dedicano alla pulizia, al taglio
dell'erba e alla raccolta dei rifiuti. Hanno cercato anche
di proteggere il camposanto durante i lavori invasivi
per la costruzione del parcheggio nell'area dell'ex cinema
Odeon.
Una collaborazione con la facoltà di Agraria dell'Università
di Pisa, rappresentata dal professor Giacomo Lorenzini,
ha prodotto nuove conoscenze sulla vegetazione presente,
sfatando la leggenda della presenza del famoso olmo della
Virginia che è, in realtà, un bagolaro.
L'Associazione ha cominciato a occuparsi anche del nuovo
cimitero inglese, del 1840, in via Pera, attualmente non
visitabile perché pericolante.
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