Immagine di una corallaia ad inizio '900
Tagliatrici di corallo al lavoro
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L'industria
del corallo a Livorno copre tre secoli, dal seicento fino
alla prima metà del novecento ed è caratterizzata
da alti e bassi, da fioriture e declini, decretati soprattutto
dalla concorrenza francese e giapponese.
Nasce con i primi insediamenti di ebrei a Livorno nel
1602/3. Si sviluppa presto in un fiorente commercio internazionale,
che porterà poi molte famiglie a emigrare nuovamente
in Inghilterra, da dove il corallo parte per l'India.
Sappiamo che, sia il granduca Leopoldo sia l'imperatore
Giuseppe d'Asburgo, visitano le fabbriche.
Il settecento è il secolo del trionfo del corallo,
viene inventato il sistema della brillantatura con polvere
di pomice e segatura, e si svolgono grandiose fiere con
compratori provenienti da tutta l'Europa.
Le barche di Torre del Greco pescano il corallo in Corsica
e in Sardegna e il prodotto viene venduto a Livorno. Nella
fretta di arrivare al porto, e temendo di trovare il prezzo
già calato, gli equipaggi rischiano di perdere
la barca. Ancora oggi, chi intraprende un'azione azzardata,
dice: "A varca'nfunno, a mercanzia a Livorno".
Si stabiliscono poi definitivamente da noi alcune famiglie
di Torre del Greco, armatori e corallai insieme.
Napoleone affossa il commercio, ponendo una tassa sulla
patente di pesca, allo scopo di favorire i corallai marsigliesi.
Con l'ottocento, però, l'industria del corallo
rinasce.
Per essere alla moda, i corredi di nozze devono comprendere
collane, vezzi, croci fatte da orefici livornesi. Le maestranze
sono quasi esclusivamente al femminile. Per montare i
coralli occorrono mani piccole, svelte, e buoni occhi.
Le ragazze lavorano per otto ore d'inverno e dieci d'estate,
in stanzoni dalle grandi finestre, per sfruttare la luce
naturale. Le livornesi sono pagate più che le colleghe
al sud e gli stipendi sono gratificanti. Le fabbriche
sponsorizzano opere pie e asili di carità, dove
viene insegnato il mestiere alle orfanelle. I corallai
sono soliti ritrovarsi al caffè Folletto, nei pressi
di piazza Cavour.
Quando la Francia colonizza l'Algeria, da sempre fonte
principale del corallo, dopo che quello sardo si è
esaurito, a Livorno i profitti calano. Poi la Francia
impone ai livornesi, che pescano in Algeria, di prendere
la cittadinanza francese e questo dà il colpo di
grazia all'industria del corallo, che si trascinerà
sempre più debolmente dagli inizi del novecento
fino alla sua prima metà. La concorrenza giapponese
si somma a quella spietata francese, le grandi corti europee,
da sempre clienti, spariscono, si susseguono guerre devastanti
come quella italo turca e le due mondiali, la crisi del
29 deprime l'economia, le leggi razziali mettono in fuga
le famiglie ebree.
Gli ultimi a chiudere i battenti sono i Lazzara, ma all'industria
del corallo, dal seicento fino al novecento, è
legato il nome di molte casate conosciute e facoltose.
Solo per citarne qualcuna: i Chayes, gli Attias, i Buttel
(proprietari anche di gioiellerie a Parigi), i Franco,
i Palomba, i Coen.
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