I
veri destinatari degli editti del 1591 e 93, promulgati
da Ferdinando I° dei Medici, meglio noti come Leggi
Livornine, furono gli ebrei sefarditi provenienti dalla
penisola iberica, spagnoli, quindi, ma soprattutto portoghesi.
Grazie alle leggi di Ferdinando, gli ebrei ottennero libertà
di commercio, di pratica religiosa, di possesso e pubblicazione
di libri. L'editoria livornese divenne poliglotta e riprodusse
la babele di lingue di una città porto franco,
piena di vita, di scambi culturali e commerci.
Sin dagli inizi del seicento s'insediò nella nostra
città una comunità di marrani. Costoro erano
stati obbligati a convertirsi al cattolicesimo ma erano
rimasti giudei nell'anima e la loro lingua madre era il
giudeo-portoghese.
Nel settecento si ebbe una dicotomia fra il parlare alto
del ceto dirigente, che usava il portoghese, e quello
basso, la lingua dei profughi e del popolo. Se il portoghese
rimase la lingua della comunità fino al XIX°
secolo, soprattutto negli scambi ufficiali, mentre il
castigliano venne usato nella letteratura e nelle funzioni
liturgiche, l'ebraico come lingua sacra e l'italiano come
mezzo di comunicazione nei rapporti con la Toscana, il
bagitto fu una lingua giudeo italiana, utilizzata dalla
comunità labronica più popolare. Non è
propriamente una lingua né un dialetto, piuttosto
un gergo per capirsi fra simili senza essere compresi
dagli altri.
La base linguistica è toscana, la cadenza cantilenante
portoghese.
La S sonora diventa dolce, la G occupa il posto della
C, la P diventa F, la V si scambia con la B, le doppie
si tramutano in scempie, sparisce la caratteristica livornese
del rafforzamento.
Furono scritte molte opere in bagitto, le più conosciute
sono "La Betulia Liberata" di Luigi Duclou e
"La molte d'Ulufelne" di Natale Falcini.
Con la dispersione della comunità ebraica durante
la seconda guerra mondiale, del bagitto rimangono poche
tracce, esso continua a vivere (o, almeno, continuava,
fino ai decenni passati) fra i banchi del mercato, gestiti
da secoli da ebrei livornesi, prima dell'avvento dei cinesi,
degli indiani e dei senegalesi.
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