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Gianluigi Zuddas in una
foto fine anni '70
Gianluigi Zuddas è nato a Carpi nel 1943
ma si è trasferito molto presto a Livorno,
dove il padre era sottufficiale di marina. Ha
lavorato come meccanico e tecnico di radiologia
prima di iniziare a scrivere fantasy e fantascienza.
Ha scritto numerosi racconti e alcuni romanzi,
fra i quali i più famosi sono "Amazon"
(1979), "I pirati del tempo"(1980),
"Balthis l'avventuriera" (1983), "Le
amazzoni del sud" (1983), "Stella
di Gondwana" (1983), "Le Armi della
Lupa", (1989). Dopo l'89 ha però
diradato l'attività di scrittura per
dedicarsi alla traduzione.
Ha vinto il premio Italia con il suo primo romanzo
"Amazon" e il Premio Tolkien, istituito
dalla casa editrice Solfanelli, nel 1980, ha
pubblicato poi con l'Editrice Nord e la Fanucci.
Considera la fantascienza e la fantasy campi
nei quali, oltre alle emozioni, si può
liberare la fantasia. È affascinato dal
passato dell'umanità, da quelli che definisce
"i buchi" della storia, dove può
essere accaduto di tutto ed ambienta le sue
storie in un lontanissimo passato o in un distante
futuro. I suoi personaggi principali sono di
solito donne, in particolare Amazzoni, guerriere,
intraprendenti, vagamente omosessuali, nate
dalle letture femministe degli anni settanta,
ma anche ragazze allegre, che amano viaggiare,
spostarsi e hanno una propensione a cacciarsi
nei guai. Esempi sono Thalli, de "Le Armi
della lupa", e la dodicenne Balthis dell'omonimo
romanzo.
Nei suoi libri tutto tende ad avere una spiegazione
razionale, la magia è sostituita dalla
scienza, i personaggi si muovono in una sorta
di nuovo Medio Evo, dove nei musei o nelle cantine
giacciono reperti di un'antica tecnologia raffinatissima
ma ormai dimenticata e considerata stregoneria.
Si può quindi parlare quasi più
di science fantasy che di heroic fantasy. Nella
sua narrazione ritroviamo numerosi topoi della
space opera classica, dal computer onnisciente
che ricorda Hal 9000, ai mezzi spaziali chilometrici
alla Guerre Stellari, alle armature che sembrano
Ufo Robot.
La costruzione dei suoi romanzi si basa su episodi
staccati e conclusi, un capitolo per ogni episodio,
lo stile è venato d'ironia e di umorismo,
in questo l'anima livornese si avverte, laddove,
generalmente - almeno nel fantasy prima maniera
- l'umorismo è evitato perché
può far scadere la tensione narrativa.
Ed è labronico anche quello spirito "anarcoide"
che tende a rifiutare ogni forma di potere sempre
considerato malvagio e oppressivo.
Come ci spiega Gianfranco de Turris ne l'introduzione
a "Le Armi della Lupa", "la straripante
fantasia di Zuddas sembrerebbe appositamente
tagliata per l'opera lunga": troppa è
la facilità della sua immaginazione,
troppo completo il modo in cui s'immerge nel
mondo secondario della sua sub-creazione, troppo
vivi i suoi protagonisti.".
La terminologia qui usata da de Turris è
tolkieniana anche se Zuddas non ama l'autore
di Oxford. Eppure, sempre a detta di de Turris,
"Zuddas è forse il più tolkieniano
dei nostri autori di heroic fantasy: perché
è quello che [
] ha saputo dare
più realtà al suo mondo immaginario,
più spessore ai suoi protagonisti [
]
ed ha saputo più sprofondarsi, annullarsi
in esso."
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