Figlio di un pastaio, di aspetto ruvido, di carattere
passionale, studiò solo fino a otto anni,
fece poi molti mestieri prima di dedicarsi al canto:
garzone di gelataio, apprendista fabbro, manovale,
venditore ambulante di cocomeri e scaricatore di
porto. Alla fine si arrese al fatto che il suo talento
non sarebbe approdato a nulla se non si fosse dedicato
alla musica a tempo pieno. Studiò, perciò,
gratuitamente a Milano. Provò a entrare nell'operetta
ma fu scartato perché la sua voce era troppo
pesante per il genere. Partecipò alla Parisina
di Mascagni, debuttando al Goldoni nel 1914, con
la corale cittadina Costanza e Concordia.
Dopo aver prestato servizio militare durante la
prima guerra mondiale, poté cantare ne la
Lodoletta, sempre di Mascagni, grazie all'indisposizione
di un titolare, ma la sua consacrazione si ebbe
nel 24, sempre al Goldoni, il giorno di Natale,
con la Tosca di Puccini, e da lì partì
la sua luminosa carriera che lo portò ad
essere uno dei tenori più popolari, sebbene
non quanto Beniamino Gigli e Giacomo Lauri Volpi.
Cantò al Metropolitan di New York e a Buenos
Aires ma soprattutto in Italia, non dimenticando
mai la nostra città che gli tributò
sempre un affetto speciale, nonostante altri bravi
cantanti avessero avuto da noi i loro natali.
Chi cantava con lui lo apprezzava e lo considerava
una delle più belle voci tenorili dell'epoca,
anche se all'inizio partì quasi come baritono.
Le malelingue dicono che il soprano Magda Olivero
lo abbia definito "lento", non nel canto bensì
nel pensiero. I critici affermano che la sua voce
aveva tutti i pregi e i difetti dei tenori italiani
dell'epoca, cioè un bel tono, un'espressione
diretta, ma suoni alti troppo protratti e singhiozzanti.
Si trascinò per tutta la vita una bronchite
cronica, contratta a Milano, che lo mandava spesso
in scena in cattiva forma e gli procurava stecche
famose fra i melomani. Ebbe dei contrasti con Mascagni,
che lo definì "un corista", e questo bastò
a dividerli, dato il carattere impulsivo di Masini,
ma la sua crescente popolarità decretò
la loro riconciliazione. Masini fu un memorabile
Turiddu in Cavalleria rusticana.
Il suo volto fu notato nel cinema, partecipò
ad alcuni film. La sua voce, con gli anni, andò
declinando e si arrochì, ma Masini continuò
a cantare fin oltre il secondo dopoguerra ed ebbe
il coraggio, nel 55, di debuttare nel ruolo di Otello
sempre al Goldoni. Fu nella nostra città
che, nel 57, cantò per l'ultima volta in
Tosca e ne I pagliacci.
Non restano molti suoi dischi poiché diffidava
delle sale d'incisione e si esprimeva a pieno solo
sul palcoscenico.
Morì nella sua casa di Livorno, nel 1986,
una settimana dopo il suo novantesimo compleanno.