Doris
Duranti, livornese (1917- 1995) al secolo Dora Durante,
fu una delle prime dive del cinema italiano, attrice del
cosiddetto filone dei "telefoni bianchi", stagione
cinematografica che va dal 1936 al 43, cosiddetto dalla
presenza sul set di sofisticati telefoni bianchi, segno
di benessere economico, a differenza dei più comuni
telefoni neri. Ricorrenti in questi film erano gli accenni
al divorzio, allora proibito, e all'adulterio, punibile
col carcere. Fu anche denominato cinema déco per
la forte presenza di oggetti di arredamento che richiamavano
quello stile - insieme moderno, decorativo e kitsch -
fatto di lacche, di legni intarsiati, di pelle di squalo
o di zebra, di linee a zig zag, a V, a raggi. Nel cinema
dei telefoni bianchi si rifletteva un'Italia entusiasta,
rappresentata dallo stile architettonico razionalista,
una società che voleva apparire benestante e urbanizzata,
laddove, invece, era ancora rurale e affamata. L'ambientazione
borghese richiamava le commedie statunitensi di Frank
Capra.
Doris era bella di una bellezza aggressiva ed esotica
- infatti, il ruolo che la fece conoscere fu quello di
un'africana - si muoveva in modo elegante, era adatta
a parti da femme fatale e peccatrice.
Nel
film "Carmela", tratto da un racconto di Edmondo
de Amicis, si mostrò a seno nudo, dando scandalo,
e anche il via alla famosa querelle con Clara Calamai,
sua eterna rivale, che aveva fatto lo stesso ne "La
cena della beffe". Per tutta la vita, Doris ci tenne
a dire che era stata ripresa in piedi, col seno naturalmente
svettante e alto.
Proprio sul set di Carmela conobbe il gerarca Alessandro
Pavolini, ministro della cultura, sposato con tre figli.
Fu amore a prima vista, un amore prima osteggiato e poi
approvato da Mussolini stesso. Alla caduta del regime,
Pavolini, prima di essere ucciso, riuscì a farla
fuggire in Svizzera, dove venne incarcerata e tentò
il suicidio tagliandosi le vene. In seguito, sposò
un poliziotto e con lui si trasferì in Sudamerica.
Al ritorno in Italia, conobbe Mario Ferretti, famoso giornalista,
ed emigrò con lui a Santo Domingo, dove aprì
un ristorante e dove morì nel 1995.
Si ricordano, in particolare, i suoi ruoli in "Cavalleria
rusticana", tratto da una novella di Verga, "La
contessa di Castiglione", "Resurrezione",
trasposizione del romanzo di Tolstoj. Ha lavorato anche
con i registi Alessandro Blasetti e Giuseppe Patroni Griffi.
"Calafuria", del 1943, è ambientato nella
nostra città ed è una delle sue più
riuscite interpretazioni.
In vecchiaia, pubblicò un libro di memorie da cui
il regista Alfredo Giannetti trasse il film televisivo:
"Doris, una diva del regime."
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