FRANCO NENCI
Un mito del pugilato e dello sport livornese tra passato e presente

di Mario Orsini
Franco NenciUn mito. Una leggenda del pugilato. Franco Nenci, a settantadue anni suonati, ha ancora l'entusiasmo di un ragazzino.
“Il pugilato è la mia vita. Tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto. A differenza di qualche mio amico pugile io non mi sono mai pentito di nulla. Tutti i giorni non vedo l'ora di venire in palestra”.  Mentre parla un gruppo di giovanotti scarica gragnole di colpi su sacconi penzolanti dal soffitto. Lui li osserva e, quando occorre, dispensa i suoi preziosi consigli, con quella voce, sommessa ma persuasiva, che arriva al bersaglio grosso come i suoi micidiali “diritti” o i suoi famosi jab, mezzo secolo fa... Oltre a scandire i tempi Franco continua a sottoporsi a salutari sedute d'allenamento con i propri allievi.

La medaglia Olimpica a melbourne nel 1956
“Mi piace fare ginnastica. Mi fa sentire bene e mi mantiene in forma”. “La preparazione atletica è la base di ogni sport. Oggi più di ieri.  Anche nel pugilato. Ai miei tempi forse si curava di più la tecnica.
Però anche oggi da questo punto di vista non si scherza”.
nenci contro scuraIl pensiero di Franco poi corre indietro, corre lontano, all'Olimpiade di Melbourne, del 1956, quando si portò a casa una medaglia d'argento. Ma si sofferma anche sulle spettacolari riunioni di pugilato, a cavallo degli anni cinquanta e sessanta, all'Odeon, all'Arena Astra, al Politeama, al Lazzeri quando gli attori, oltre a lui, si chiamavano Mario Sitri, Franco Brondi, Luigi Tassi, Ettore Guzzo, Pietro Ziino (livornese d'adozione) e poi, qualche anno dopo, Remo Golfarini e Romano Fanali. 
Riunioni in cui trovare un biglietto era un'impresa. Franco Nenci è stato, ed è, campione di simpatia per suo modo di porsi. Sempre sotto le righe e senza eccessi. Pur avendo vinto, a livello professionistico, un po' meno di altri è stato e resta un mito.
"Ero un pò come Lucarelli"
“A quei tempi bastava che facessi qualche passo per strada la gente mi fermava, voleva parlare con me. Ero un po' come Lucarelli oggi”. Sul ring, invece, si trasformava. La sua era una boxe bella spettacolare, qualche volta guascone, come piaceva alla gente. Alcuni momenti della sua parabola agonistica sono ancora impressi nella mente di chi ha, da qualche anno, i capelli bianchi. Momenti non sempre esaltanti ma specchio fedele del personaggio Franco Nenci. A raccontarci uno di questi
momenti è lui stesso.
 “Un giorno a Roma, contro la mia ‘bestia nera’ Castaldi, dopo aver dominato per nove riprese e avergliele suonate di santa ragione mi misi a fare lo  scemo. A dirgli vieni avanti. Fatti sotto. Lui mi prese di parola, anche troppo, e con un sinistraccio mi spedì al tappeto a contare le stelle”. Ma Franco è stato un magnanimo, un generoso, anche con la gente comune. I posti a bordo ring, dei suoi incontri, erano sempre riservate, a sue spese, ai suoi tanti amici. “A persone che magari vedevo per la prima volta regalavo fiaschi di vino. Forse anche per questo pur avendo guadagnato tanti soldini non mi sono mai comprato una casa, nonostante i compensi, in qualche caso, fossero davvero interessanti”. 
Quanto? “Una volta da Tunisi, dopo un incontro con Sadok, mi sono portato a casa un milione e mezzo. In un
periodo in cui con il doppio si comprava una discreta casa”.

Nenci LivornoA quei tempi. Ma Franco Nenci è stato anche allenatore della nazio- nale di pugilato. Tra i suoi allievi: Parisi, Piccirillo e Castiglione. Dopo aver riavvolto il nastro dei ricordi allarga nuovamente lo sguardo sul presente: “il pugilato dopo anni di oblio sta tornando in auge. Lentamente ma sta tornando. Le palestre, negli ultimi tempi, brulicano di giovani e meno giovani con la voglia di salire sul ring. Per parlare di resurrezione è ancora troppo presto. Spiragli e segnali positivi invece ce ne sono in abbondanza.  Tocca a noi dargli linfa vitale”

 
 

IL QUINTOMORO
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