FILMOGRAFIA
:. La bella vita (1994)
:. Ferie d'agosto (1996)
:. Intolerance (1996)
:. (episodio "Roma
Ovest 143")
:. Ovosodo (1997)
:. Baci e abbracci (1999)
:. My nime is Tanino (2001)
:. Caterina va in città (2003)
:. N (Io e Napoleone) (2006)
:. Tutta la vita davanti (2008)
:. L'uomo che aveva picchiato la testa
:. (2009) (doc.)
:. La prima cosa bella (2010)
:. Tutti i santi giorni (2012)
. Lo sceneggiatore Francesco
Bruni
Il regista livornese con la moglie |
La
seconda puntata del regista Paolo Virzì
non può che essere dedicata a Francesco Bruni
(parlerò anche di Scialla, in una scheda futura),
lo sceneggiatore e collaboratore indispensabile.
Francesco
Bruni nasce a Roma nel 1961, ma vive e si forma culturalmente
a Livorno, dove la sua passione per lo spettacolo
mette radici. Si diploma al Centro Sperimentale di
Cinematografia di Roma, dove insegna Sceneggiatura,
pure se adesso si chiama Scuola Nazionale di Cinema.
Francesco Bruni sceneggia tutti i film di Virzì
e in molti casi partecipa alla stesura del soggetto.
Bruni e Virzì si conoscono dai tempi del liceo
e formano un sodalizio inscindibile. Sceneggia i film
di Mimmo Calopresti (La seconda volta, La parola amore
esiste, Preferisco il rumore del mare, La felicità
non costa niente), Sotto la luna di Franco Bernini,
Condominio di Felice Farina, Bonus Malus di Vito Zagarrio,
Le parole di mio padre di Francesca Comencini, Velocipedi
ai Tropici di David Riondino, Nati stanchi, Il 7 e
l'8, La matassa di Ficarra e Picone, I vicerè
di Roberto Faenza, Miracolo a Sant'Anna di Spike Lee
e collabora al soggetto del lungometraggio in quattro
episodi 4-4-2 Il gioco più bello del mondo,
prodotto da Virzì. Per la televisione sceneggia
la serie del Commissario Montalbano tratta dai libri
di Andrea Camilleri, il Commissario De Luca, tratta
dai libri di Lucarelli, e il film Il tunnel della
libertà di Enzo Monteleone. Molti i riconoscimenti:
il Solinas per La seconda volta, l'Amidei per Ferie
d'agosto, il Ciack d'Oro per Ovosodo. Attore per una
piccola parte ne La guerra degli Antò (1999)
di Riccardo Milani. Scrive insieme al grande Furio
Scarpelli la sceneggiatura di un film di Virzì
tratto dal romanzo Vita di Melania Mazzucco, ma la
pellicola non è stata ancora girata. Nel 2011
debutta alla regia con Scialla, presentato al Festival
di Venezia, dove vince il Premio Controcampo. Scialla
frutta al suo autore anche un David di Donatello e
un Nastro d'Argento. Un film nelle corde di Bruni,
girato a Roma, che affronta il rapporto padre - figlio,
la microcriminalità in una grande città
e il cambiamento del mondo della scuola. Tutto inserito
in una vitale sceneggiatura che ricorda la commedia
all'italiana. Ne parleremo con una scheda apposita.
Bruni è Presidente di Giuria del Festival del
Cinema di Roma, sezione Prospettive Italia.
La sua fortuna nasce all'ombra dei Quattro Mori dove
ha una casa sul lungomare di Ardenza, vicino alla
stupenda Terazza Mascagni, dalle parti dell'Accademia
Militare. Roma è stata una tappa obbligata,
lo è sempre per chi vuol fare cinema. Vive
nella Beverly Hills dei livornesi, nella parte più
nobile della città, come lui stesso la definisce
in Ovosodo, anche se Livorno è una città
quasi priva di una vera borghesia. A Livorno, vivere
dove è nato Virzi, dalle parti della raffineria,
nel quartiere Ovosodo tipicamente proletario, o vivere
dalle parti della Baracchina Rossa o in Via Roma non
fa grande differenza. Il ceto dominante è pur
sempre mercantile, la gente ha un'anima portuale,
una rude scorza scalfita dal vento di libeccio. Il
livornese è ironico, graffiante, a tratti persino
volgare, ma senza eccedere, ed è proprio Livorno
che fornisce a Bruni il materiale per diventare scrittore
di cinema. La madre di Bruni è livornese, figlia
di un ufficiale di marina, il padre invece è
un dirigente di azienda milanese che ha scelto di
vivere Livorno per far contenta la moglie. Bruni si
sente Livornese e conosce Virzì fin dai tempi
del liceo, fanno teatro amatoriale insieme, scrivono
e interpretano spettacoli. Virzì si iscrive
al Centro Sperimentale di Roma pochi anni prima di
Bruni che lo segue a ruota. Un destino legato, dunque.
Indissolubile. I film di Virzì non sarebbero
quello che sono senza le sceneggiature e i soggetti
di Francesco Bruni che è davvero un narratore,
un romanziere, uno che scrive per il cinema ma che
potrebbe scrivere letteratura con la elle maiuscola.
Livorno è la fucina di base, la città
che traspare da tutte le opere di Bruni, perché
se è vero che è un centro culturalmente
povero è anche vero che come stile di vita
è una città interessante. I livornesi
hanno il senso del paradosso e un humour spontaneo
nella vita di tutti i giorni, la loro esistenza scorre
con ritmi mediterranei, quasi latini, senza troppa
fretta e angoscia, si compiacciono dell'ignoranza,
sono diffidenti, inventano battute che sono davvero
uniche. Solo a Livorno può esistere una rivista
di satira volgare e crassa - sia detto senza offesa
ma con stima e ammirazione - come Il Vernacoliere,
letta in tutta Italia, che sforna battute prese dalla
vita quotidiana. Nei film di Bruni e Virzì
(nel loro caso la paternità non è mai
di uno solo dei due) Livorno viene raccontata a fondo
e forse è proprio questo il segreto del successo.
Gli autori analizzano un particolare che conoscono
molto bene e diventano universali con un messaggio
che viene ben accolto ovunque. Il gruppo, la factory,
di Virzì nasce a Livorno e da qui si muove
alla conquista del mondo cinematografico. Paolo Virzì,
Francesco e Alessandro Bruni, Giorgio Algranti, Emanuele
Barresi e altri amici che fanno i registi e gli attori
dilettanti, che a Livorno sono additati e considerati
diversi, strani e che adesso sono professionisti di
un modo di fare cinema davvero unico. La factory di
Virzì nasce al Palazzo dei Portuali dove il
gruppo prova e mette in scene testi teatrali, da questo
luogo di ritrovo analizza un intero mondo che scorre
per le strade di una provincia portuale. Livorno e
i livornesi, un popolo di scettici non incline all'intellettualismo
che tratta da bischeri velleitari Bruni e Virzì
che escono dal piccolo centro per cercare successo.
Livorno è una città chiusa, il livornese
crede di vivere nel posto più bello del mondo,
per questo guarda con diffidenza chi la vuol lasciare.
Il livornese giudica diverso pure uno che parla un
italiano scelto e non utilizza il gergo locale, il
vernacolo. Livorno è una riserva indiana nel
centro Italia, un posto dove vivono persone un po'
strane, malate di ironia che solo con il loro esistere
contribuiscono allo sviluppo di due talenti naturali
me Bruni e Virzì. Lo diciamo con simpatia,
perché anche noi siamo livornesi, in fondo.
Non è sbagliato affermare che i due cineasti
danno vita a un'epopea livornese che parte alla conquista
del mondo. I loro migliori film sono frutto del contatto
vitale con questa città portuale, Ovosodo e
La prima cosa bella sono lì a dimostrarlo.
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