Paolo Virzì
FILMOGRAFIA
:. La bella vita (1994)
:. Ferie d'agosto (1996)
:. Intolerance (1996)
:. (episodio "Roma
Ovest 143")
:. Ovosodo (1997)
:. Baci e abbracci (1999)
:. My nime is Tanino (2001)
:. Caterina va in città (2003)
:. N (Io e Napoleone) (2006)
:. Tutta la vita davanti (2008)
:. L'uomo che aveva picchiato la testa
:. (2009) (doc.)
:. La prima cosa bella (2010)
:. Tutti i santi giorni (2012)
Alessio
Accardo - Gabriele Acerbo
My name is Virzì
L'avventurosa storia di un regista di Livorno
Le Mani - Euro 16 - Pag. 335
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My
name is Virzì non sembra neppure un libro di
cinema da quanto è scritto bene. Non so dire
se la passione con cui ho letto il testo è
dovuta al fatto che l'argomento m'intriga e che un
po' di tempo fa avevo cominciato ad accumulare materiale
per scrivere un libro sull'autore livornese. Poi non
ne ho fatto di niente. Meglio così, perché
Accardo e Acerbo hanno redatto davvero un libro definitivo
sul regista de La bella vita e La prima cosa bella,
tracciando limiti di ricerca ben definiti. Adesso
sono attesi dal duro compito di aggiornare e di continuare
a seguire l'opera di un regista interessante del quale
sono divenuti i più documentati biografi. Pare
che dal testo - edito con cura da Le mani e messo
in commercio a un prezzo accessibile (inconsueto per
un testo di cinema) - sarà ricavato un documentario,
aggiornato alle ultime pellicole. Non è un
peccato che al lavoro manchi Tutti i santi giorni,
un netto passo indietro e una battuta d'arresto nel
quadro di una produzione di grande livello, al punto
che non sarebbe stato facile trovare elementi per
salvarlo. Il lavoro è impreziosito da una dotta
ma al tempo stesso agile introduzione del cinemaniaco
Gianni Canova, che ammette un errore di giudizio nei
confronti delle prime opere di un regista che poi
(da Tutta la vita davanti, il film che ha convinto
la critica) ha cominciato ad apprezzare. Acerbo e
Accardo raccontano la vita avventurosa di un regista
che parte da Livorno insieme all'amico Francesco Bruni,
frequenta la scuola del grande Furio Scarpelli, comincia
a scrivere sceneggiature e si candida a diventare
l'erede della tradizione della commedia all'italiana.
Gli autori narrano l'apprendistato e la lotta di classe
all'Ovosodo, nella Livorno operaia, il lutto familiare
con la scomparsa del padre, l'autobiografia romanzata
che affiora in ogni film. "Per raccontare una
bugia credibile bisogna partire da una parziale verità",
afferma Virzì. Il regista livornese è
un romanziere mancato, il suo cinema è molto
letterario, recitato quasi sempre da non professionisti,
spesso amici di gioventù, attento a raccontare
storie appassionanti più che a realizzare inquadrature
suggestive. Furio Scarpelli è il grande maestro
di un regista che cresce sui romanzi di Dickens, sulle
pellicole di Scola, Pietrangeli, Risi, Monicelli,
Ender
appassionandosi al miglior modo di raccontare
la vita: la commedia. Il saggio narra la passione
politica, gli anni del Centro Sperimentale, le prime
sceneggiature (Condominio, Biciclette ai tropici
),
i cortometraggi fallimentari e il sorprendente esordio
de La bella vita. Virzì è regista a
me caro per la scelta di Piombino, esemplare la descrizione
di una classe operaia allo sbando, priva di punti
di riferimento, ma ottima anche la scelta del set
cittadino per girare N, quando invece di andare all'Isola
d'Elba adatta il centro storico piombinese. Un autore
che intinge la penna nel sarcasmo livornese, che fa
sorridere con amarezza sui nostri difetti, raccontando
la fine di balordi imprenditori senza futuro (Baci
e abbracci) e lo scontro da sinistra radical-chic
e arricchiti berlusconiani (Ferie d'agosto). Ovosodo
rappresenta la riconciliazione livornese, un modo
per riappropriarsi delle radici e di raccontare -
in parte - la sua adolescenza. La prima cosa bella
lo è ancora di più, opera scritta dopo
il matrimonio con Micaela Ramazzotti, impregnata di
amore e di nostalgia per il passato, inarrivabile
per vette di poesia e lirismo, intensa nel raccontare
la storia di una famiglia. Mastandrea, ormai attore
feticcio di Virzì (che finge di non sapere
il significato dell'espressione) dà il meglio
di se nel ruolo del figlio che torna a casa per accudire
la madre e nel frattempo ripensa al passato. Tra i
lavori di Virzì, il meno riuscito è
My name is Tanino, film irrisolto, ancora una volta
interpretato da un attore non professionista, forse
girato in una location non troppo legata alla poetica
labronica. Caterina va in città è molto
autobiografico, perché Caterina è Virzì
che lascia la provincia per andare a vivere nella
capitale, ma è ancora una volta un film che
narra un'epopea familiare, racconta le vicissitudini
di un rapporto destinato a morire. Tutta la vita davanti
è il film più amato dalla critica, buon
successo di pubblico, che descrive il mondo dei precari,
per la prima volta protagonisti di un'epopea cinematografica.
Film galeotto per il regista, fa scoccare la scintilla
del secondo amore della vita di Virzì, dopo
Paola Tiziana Cruciani, quella Micaela Ramazzotti
(nudo integrale cliccatissimo su Youtube!) che diventerà
moglie e madre del primo figlio maschio.
Acerbo e Accardo non si limitano a raccontare il cinema
e la vita di Virzì, compongono anche un documentato
lavoro critico, non limitandosi a riferire opinioni
altrui, ma dando un quadro d'insieme della poetica
del regista. Inadeguatezza, fascino discreto della
provincia, cantore delle piccole cose, nostalgia dell'innocenza,
letteratura al cinema, romanzo di formazione, voce
fuori campo, cinema di parola, verosimiglianza, macchiettiamo,
stereotipi, bozzettismo, inzeppamento, commedia di
donne, il mondo visto dai ragazzini, attori dilettanti
guidati con passione, lieto fine ineludibile
Tutto questo è il cinema di Virzì. Tutto
questo Accardo e Acerbo lo spiegano con dovizia di
particolari, passione, competenza e - cosa non trascurabile
- con uno stile piano e accattivante, da consumati
narratori.
"Federico Fellini è ricordato come il
regista con la sciarpa e Alessandro Blasetti è
definito il regista con gli stivali, a noi piacerebbe
chiamare Paolo Virzì il regista che ride",
concludono gli autori.
In fondo proprio questo è la commedia: una
risata vi seppellirà.
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