FILMOGRAFIA
:. La bella vita (1994)
:. Ferie d'agosto (1996)
:. Intolerance (1996)
:. (episodio "Roma
Ovest 143")
:. Ovosodo (1997)
:. Baci e abbracci (1999)
:. My nime is Tanino (2001)
:. Caterina va in città (2003)
:. N (Io e Napoleone) (2006)
:. Tutta la vita davanti (2008)
:. L'uomo che aveva picchiato la testa
:. (2009) (doc.)
:. La prima cosa bella (2010)
:. Tutti i santi giorni (2012)
|
Ovosodo
(Italia - Commedia - 1997).
Regia: Paolo Virzì. Soggetto:
Furio Scarpelli e Paolo Virzì. Sceneggiatura:
Francesco Bruni, Furio Scarpelli, Paolo Virzì.
Fotografia: Italo Petriccione. Musiche:
Battista Lena e Snaporaz. Montaggio: Jacopo
Quadri. Scenografia: Giancarlo Basili e Sonia
Peng. Produzione e distribuzione: Cecchi Gori
Group Tiger.
Interpreti: Edoardo Gabbriellini (Piero adulto),
Nicoletta Braschi (Professoressa Giovanna Fornari),
Matteo Campus (Piero A 7 Anni), Malcom Lunghi (Piero
A 13 Anni), Enrica Pandolfi (Susy A 13 Anni), Claudia
Pandolfi (Susy adulta), Marco Cocci (Tommaso), Alessio
Fantozzi (Ivanone), Salvatore Barbato (Mirko), Monica
Brachini (Mara), Pietro Fornaciari (Nedo), Daniela
Morozzi (Luana), Regina Orioli (Lisa), Barbara Scoppa
(Bianca).
Piero
Mansani (Edoardo Gabriellini), nato nel 1974, cresce
in un quartiere popolare di Livorno chiamato "Ovosodo".
I problemi in famiglia non gli mancano. Sua madre
muore quando lui è ancora un ragazzino. Ha
un fratello down, Ivanone (Alessio Fantozzi), e un
padre ricercato dalla polizia per spaccio di stupefacenti
che finisce in galera dopo essersi sistemato con una
nuova compagna che resta con i ragazzi e mette al
mondo una bambina. Piero, nonostante la precaria condizione
familiare, se la cava bene al Liceo Classico ed entra
nelle simpatie della giovane professoressa di Lettere
Giovanna Fornari (Nicoletta Braschi) che diviene sua
amica prima ancora che insegnante. Al liceo Piero
conosce il misterioso Tommaso (Marco Cocci) un ragazzo
che racconta poco della propria famiglia e che sembra
un irrequieto squattrinato anarchico, ribelle ed esibizionista.
In realtà è figlio di un ricco industriale
proprietario di una fabbrica chimica che inquina la
zona dove abita Piero. Una sera Piero è invitato
a casa dalla professoressa Giovanna (che vive da sola
con un gatto), in compagnia dell'amico Tommaso. Dopo
una cena piena di allegria le cose precipitano quando
Tommaso segue Giovanna in cucina (mentre Piero resta
in sala da pranzo) e cerca di baciarla. Il resto della
cena si svolge in un silenzio tombale e quando i due
ragazzi se ne vanno Giovanna invita Piero a non riportare
mai più a casa sua Tommaso. In seguito Piero
incontra Giovanna davanti alla scuola. Lei chiede
se Tommaso è stato di nuovo assente e se sa
dove può trovarlo. Piero capisce che tra Giovanna
e Tommaso c'è stato qualcosa e prova un sentimento
di rabbia e di rancore per l'amico, facendo intuire
di essersi preso una cotta per la professoressa. Tommaso
sembra sparito.
Piero ritrova l'agenda di Tommaso sotto il banco di
scuola e grazie a quella risale all'indirizzo di una
villa dove apprende che Tommaso è il figlio
dell'ingegner Paladini della Palchimica S.p.a. Quando
Piero lo scopre cerca l'amico, inviperito perché
questi gli ha mentito, forse è pure geloso
di lui per quel che c'è stato con la professoressa
Piero viene a sapere che Tommaso è a Roma e
lo raggiunge nella Capitale a casa dei suoi zii per
prenderlo a pugni, cosa che avviene puntualmente.
Dopo aver fatto pace Tommaso racconta a Piero cosa
successe la sera della cena a casa di Giovanna e del
suo tentativo di baciarla. Gli rivela di averla poi
richiamata la sera dopo per scusarsi del suo comportamento,
di essere andato di nuovo a casa della donna, di aver
fatto l'amore con lei. Piero a Roma conosce anche
Lisa (Regina Orioli), cugina di Tommaso, e se ne innamora
ma deve tornare a Livorno e, nonostante chiami ripetutamente
la ragazza al telefono, non riesce più a rintracciarla.
Tempo dopo, casualmente, Piero incontra Giovanna in
un bar, sola e triste ma non la avvicina.
Attraversando un periodo di incertezza per via dei
suoi problemi di cuore Piero arriva all'esame di maturità
impreparato e viene bocciato. L'amico Tommaso invece
ottiene il diploma, forse raccomandato dal potente
genitore. Piero passa un periodo di malinconia accentuato
dalla notizia che Giovanna è ricoverata in
una clinica per problemi di esaurimento nervoso. Il
ragazzo va a farle visita e tenta di confortarla.
Giovanna lo rassicura di stare bene è che è
solo il "primario presuntuoso" che vuole
farle una serie di inutili accertamenti. Ma nel salutare
il ragazzo lo abbraccia forte lasciando intuire di
avergli mentito. Tempo dopo Piero riceve la cartolina
dal Distretto Militare e parte soldato. Tornato a
casa una tragica notizia lo attende, la sua amica
Giovanna si è suicidata. Al cimitero sulla
sua tomba Piero incontra di nuovo Tommaso. Tra alti
e bassi la sua vita continua finché trova lavoro
proprio nella fabbrica del padre di Tommaso (che invece
parte per gli USA per motivi di studio). Piero riallaccia
i rapporti con Susy (Claudia Pandolfi), una ragazza
vicina di casa che era innamorata di lui fin da quando
erano bambini, ma che Piero aveva sempre trattato
solo come un'amica. Per ironia della sorte Susy trova
a buon prezzo una casa dove andare a vivere da sola.
Piero la aiuta nel trasloco e quando i due si recano
all'indirizzo Piero scopre che si tratta proprio dell'abitazione
della professoressa Giovanna, rimasta libera dopo
la sua morte. Per quelle stanze si aggira affamato
solo il gatto della donna. Proprio nella casa di Giovanna
scocca la scintilla tra Piero e Susy e finalmente
lui se ne innamora. Susy rimane incinta. I due ragazzi
decidono così di sposarsi ed alla bambina che
nasce nove mesi dopo Piero dà il nome di Giovanna.
Il film ha conquistato il Gran Premio Speciale della
giuria alla Mostra del Cinema di Venezia ed è
un premio più che meritato perché si
tratta senza dubbio del miglior film italiano della
stagione. Pubblico e critica sono stati concordi nel
decretarne il successo.
Ovosodo è la storia semplice e piuttosto comune
di un ragazzo della Livorno popolare, raccontata in
prima persona e scandita da lapidarie annotazioni
su un diario di scuola. Protagonista è Piero,
un adolescente un po' timido e sognatore con la faccia
segnata dai brufoli,
uno dei tanti ragazzi che, zaino in spalla, vediamo
ogni mattina recarsi a scuola. Di Piero, detto "Ovosodo"
(da qui il titolo del film), Virzì racconta
i primi anni di vita, quelli passati al fianco della
madre malata, l'adolescenza,
segnata dai primi amori e dai travagli esistenziali,
e l'ingresso nell'età adulta, foriero di sogni
infranti ma anche di grandi conquiste. È con
uno stile asciutto e grande garbo che Virzì
affronta l'argomento. È con grande semplicità
e senza falsa retorica che parla dei ragazzi di oggi
ed è forse questo ad aver suscitato alla Mostra
del Cinema di Venezia le simpatie del pubblico, in
gran parte formato da giovani. Infatti Virzì,
rispetto ai precedenti "Jack Frusciante"
e "Tutti Giù Per Terra", "romanzi
di formazione" un po' sguaiati, prigionieri di
un pessimismo da luogo comune e popolati da figurine
opache prive di ogni sprazzo vitale, restituisce al
periodo adolescenziale la sua gioiosità, pur
documentandone i dolori e i tormenti, e ai ragazzi
l'energia vitale tipica della loro età.
Non sono "i giovani della generazione X"
quelli che Virzì ci propone, ma i ragazzi veri,
quelli che popolano le nostre scuole, le nostre città...
Tutti conosciamo un Piero timido e con i brufoli,
o un Tommaso anarchico e miliardario, o una Susy goffa
e con l'apparecchio... Insomma, una volta tanto il
riferimento è a ragazzi reali, tanto più
reali perché interpretati da giovani presi
nelle scuole o per la strada. Virzì infatti
ha voluto nel suo film per i ruoli principali tutti
attori non professionisti, una scelta questa che ha
dato ottimi risultati. Infatti da Edoardo Gabbriellini,
il protagonista, a Alessio Fantozzi, fratellone ritardato,
gli attori sono tutti straordinari. Oltre al protagonista,
degni di nota sono Marco Cocci, rampollo ribelle sullo
schermo come nella
vita, e i giovanissimi Matteo Campus e Malcom Lunghi
che vestono i panni di Piero all'età di sette
e tredici anni. Poi c'è Claudia Pandolfi, unica
professionista del gruppo insieme a Nicoletta Braschi,
che con un intenso cammeo dimostra di essere, malgrado
la giovane età, un'attrice matura.
Un film godibile, dunque Ovosodo, con un cuore tenero.
Un critico inflessibile come Massimo Bertarelli su
"Il Giornale" del 3 settembre 2001 ha definito
il film come "una brillante, amara e spiritosa
commedia sociale del toscano Paolo Virzì, che
nella natia Livorno mette in scena con grande acutezza
psicologica malinconie e disagi giovanili, eleggendo
la fabbrica a fucina dei veri uomini. Tutto bene,
anche se si fatica a seguire la voce narrante che
parla a raffica con marcatissima inflessione toscana".
Avrà faticato lui, aggiungo io. Noi che siamo
livornesi no. E comunque il vernacolo in un film come
questo è più che dovuto. Da segnalare
poi che per questo film Nicoletta Braschi ha vinto
un David di Donatello nel 1998 come migliore attrice
non protagonista e Tullio Morganti è stato
premiato come migliore fonico di presa diretta.
Piero Mereghetti definisce Ovosodo (tre stellette)
come "un racconto di formazione ed educazione
sentimentale, commedia sulle classi sociali ambientata
in un'inedita Livorno, un acuto spaccato del presente
cui manca solo lo scatto morale e la ribellione: descrive,
sorride e assolve. Come la classica commedia all'italiana".
Che poi è solo quello che Paolo Virzì
vuol fare. Mereghetti riconosce la grande validità
del Virzì narratore che in questo caso si fa
dare una grossa mano dagli ottimi Bruni e Scarpelli.
Alla fine resta solo il dubbio a Piero Mansani che
la felicità sia la malattia degli idioti e
come sempre la favola è a lieto fine ma dolce
amara. Torna l'"ovo sodo", leit motiv del
film, bloccato a metà dell'esofago per lui
che si è contentato di fare l'operaio a Livorno
e di sposare Susy invece di continuare gli studi.
Da Ovosodo quartiere di nascita di Piero nella finzione
e di Virzì nella realtà, a un "ovo
sodo" nella bocca dello stomaco che non va né
su e né giù. Meno entusiasta Pino Farinotti
che nel suo Dizionario assegna tre stelle al film
ma lo definisce "un progetto forse troppo organizzato
e furbesco" pure se poi ammette che Virzì
funziona e che la sceneggiatura è molto letteraria.
Non è poco.
Un film che non ci stanchiamo di vedere e rivedere.
|