di
Gordiano Lupi
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Regia:
Stefano Simone. Fotografia: Antonio Universi.
Montaggio: Stefano Simone. Interpreti:
Barbara Vescovi, Teresa La Scala, Dario Bernasconi,
Fabrizio Boo. Scritto da: Teresa La Scala. Musiche:
Luca Auriemma. Origine: Svizzera. Durata:
19'
Sophia
(2012) - episodio del film collettivo Amores, che
probabilmente non sarà realizzato - è
l'ultimo lavoro di Stefano Simone, che gira un corto
di 19', dal taglio fantastico, ben fotografato nel
suggestivo paesaggio montano della Svizzera Italiana.
La storia parte da un vecchio libro di leggende del
Canton Ticino, riecheggia Lovecraft con la tesi del
volume maledetto, ma anche certi film di Lucio Fulci
e Dario Argento. Una ragazzina si lascia con il fidanzato,
prende in prestito dalla biblioteca un volume di leggende
e - poco a poco - si rende conto che ogni storia letta
provoca un'incredibile scomparsa o un omicidio efferato.
I passi del libro maledetto recitati in sottofondo
introducono una storia tenebrosa che segue le tracce
d'una leggenda, sia quella del tosatore, dei folletti
che popolano il fiume o di un killer imprendibile
che uccide e nasconde i corpi in un sacco. Ottimo
il soggetto, meno brillante la sceneggiatura, troppo
impostata e didascalica, vittima anche di un montaggio
lento e a tratti confuso. Il tono è suggestivo,
le riprese esterne sono molto buone, sembrano citare
Cappuccetto rosso (2009), un vecchio medio metraggio
del regista, ma anche il notevole Unfacebook (2011).
La musica sintetica accompagna un crescendo di tensione,
spesso stemperato e poco efficace, come non dovrebbe
accadere in un thriller fantastico. Interessante l'uso
della soggettiva, con la macchina da presa che segue
il protagonista dell'evento macabro per sfumare al
momento opportuno. Il regista sceglie di non mostrare
i delitti ma lascia intuire, accompagnando lo spettatore
fino al momento terminale, per poi staccare sulla
lama, sul corpo che cade, sul killer che uccide. L'amante
del cinema horror più efferato resterà
deluso dal taglio non esplicito che il regista ha
voluto dare alla sua ultima opera, anche perché
Simone aveva abituato il pubblico a particolari gore
e splatter molto cruenti. Teniamo conto che Sophia
è un corto nato all'interno di un progetto
scolastico che doveva coinvolgere altri autori, quindi
è condivisibile non aver insistito sul macabro.
La recitazione merita un capitolo a parte. Premesso
che nessuno vuol gettare la croce addosso a tanti
ragazzi volenterosi che hanno dato il massimo, riteniamo
che il regista debba rendersi conto che per fare un
buon film servono buoni attori. Impossibile uscire
da questa lapalissiana realtà. Sophia è
mal recitato, zeppo di dialoghi impostati, di sequenze
lentissime che vedono personaggi uno di fronte all'altro
intenti a dire battute delle quali sono i primi a
non essere convinti. Peccato, perché l'idea
del corto è valida, la storia interessante,
la fotografia suggestiva, la musica intensa e il montaggio
sufficiente. Il regista mostra di saperci fare con
la gestione delle immagini, soprattutto nelle riprese
in esterno, mentre è meno abile nella direzione
degli attori (un difetto che lo accomuna a Dario Argento!).
Attendiamo Simone alla prova di un nuovo lungometraggio,
consideriamo Sophia una pausa di riflessione, un lavoro
di passaggio, che presenta elementi positivi da sviluppare
in pellicole di più ampio respiro.
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