Doris si dirige alla stazione ferroviaria e sale sul
primo treno per Roma dove un cugino le dà una
mano per trovare una sistemazione. Il giorno dopo si
presenta da Besozzi a Cinecittà e comincia la
sua avventura di attrice. Doris si specializza in ruoli
di donna fatale come la Lola di Cavalleria rusticana
di Palermi (1939) ma raggiunge la notorietà con
Sentinelle in bronzo di Marcellini (1937). I suoi primi
film sono Amazzoni bianche con Ezio D'Errico e Aldebaran
con Blasetti che provocano la reazione scandalizzata
di casa Duranti. La famiglia si vergogna di avere una
figlia attrice e il fratello le manda un telegramma
dove le impone di cambiare nome. "Mio padre me
l'ha dato e io me lo tengo", risponde decisa e
per niente intimorita la bella attrice (2).
Doris Duranti non è la sola attrice ad avere
rapporti con i gerarchi fascisti. Basti pensare a Claretta
Petacci, la donna di Mussolini, pure se lei - a differenza
della sorella Miryam - non fa seriamente cinema ma si
limita a poche apparizioni. Le tre attrici simbolo del'epoca
sono la Duranti, la Ferida e la Calamai, perché
Alida Valli verrà solo in un periodo successivo,
e le prime due hanno rapporti tormentati con personaggi
legati al fascismo. Doris non ha molti amici nel mondo
del cinema, guadagna due milioni a film ma spende molto
perché fa una vita da aristocratica a contatto
con il bel mondo di Roma. Doris è un'aristocratica
che non ama il popolo e i borghesi, per lei l'apparenza
è tutto ed è bene tenere le distanza con
gli inferiori e con la servitù. "Meglio
bere acqua in un bicchiere dorato che champagne in un
boccale di stagno", sostiene (3). Doris pensa solo
al cinema, non ha un'idea politica ben definita, ma
accetta il fascismo come avrebbe accettato qualsiasi
altro regime e conosce tra i fascisti persone che frequenta
volentieri. Pavolini è un intellettuale, un uomo
che lei definisce "intelligente, dolce e disinteressato"
(4) che conosce a Livorno durante la lavorazione de
Il re si diverte. Doris in quel film gira la famosa
scena della danza dei sette veli, per i tempi molto
spinta, forse proprio una delle cose che fa innamorare
Pavolini. Alessandro e Doris cominciano a frequentare
il salotto di casa Ciano, che lei definisce "un
uomo raffinato quando dimentica di essere stato un pescivendolo
livornese" (5), poi rientrano a Roma e consolidano
il loro rapporto. I due innamorati si incontrano tutte
le sere a casa di Doris, sul Lungotevere Flaminio, e
passano ogni notte insieme. Mussolini è preoccupato
di questo amore proibito del gerarca responsabile della
cultura e vorrebbe troncare la loro relazione.
"Farei
qualsiasi cosa per non rinunciare a lei",
risponde Pavolini. E il duce non insiste, pure
perché anche lui ha il suo bravo scheletro
femminile nell'armadio. Mussolini resta affascinato
dalla bellezza di Doris Duranti dopo aver visto
la famosa scena dei sette veli e comprende il
gerarca. Fatto sta che questo amore tra Doris
Duranti e Alessandro Pavolini aiuta a far passare
in censura certi film un po' troppo spinti interpretati
dalla bella attrice. La Duranti però non
sta con Pavolini per interesse, secondo quello
che l'attrice sostiene in periodi non sospetti,
lui non fa regali perché non è ricco,
il solo dono ricorrente sono le orchidee bianche
per Natale. Doris è affascinata dalla cultura
di Pavolini, che ritiene uomo raffinato e interessante,
resta al suo fianco fino in fondo, pure quando
sarebbe più comodo mollare tutto e scappare.
L'amore tra Doris e Alessandro giunge a un bivio
importante alla caduta del fascismo, il 25 luglio
del 1943. La sera stessa il compagno telefona:
"È tutto finito. Ti chiamerò
quando posso. Addio", sono le parole preoccupate.
Pavolini è in fuga, la Duranti resta sola
in balia di chi non le perdona l'amore per un
fascista e la polizia perquisisce la sua casa
romana. Per giorni i due innamorati non si vedono,
poi una signora telefona a Doris per chiedere
denaro utile a far espatriare Pavolini in Germania. |
1941.
Doris Duranti
e Elsa de Giorgi
in visita ad un ferito
|
L'attrice,
per salvare il suo uomo, cede un braccialetto composto
da trentadue sterline d'oro e lo fa consegnare a un
incaricato che attende presso l'Hotel Ambasciatori.
Pavolini parte per la Germania e si mette in salvo
solo grazie a lei che un bel giorno sente la sua voce
alla radio affermare: "Torneremo presto".
A Doris non interessa la sorte del fascismo, tiene
solo al suo uomo che ama come il primo giorno. Una
mattina in casa sua squilla il telefono e all'altro
capo del filo c'è proprio lui, l'amore della
sua vita che è tornato a Roma. Pavolini è
arrivato nella capitale dopo l'8 settembre grazie
all'aiuto dei tedeschi e, come segretario del partito,
riprende possesso di Roma a nome della Repubblica
Sociale. Pavolini diventa l'uomo più odiato
da antifascisti e partigiani, il simbolo del regime
che non vuol cadere e che si appoggia sull'invasore
tedesco.
Il
gerarca va al nord dove il fronte della guerra
è più caldo e Doris lo segue prima
a Lucca, poi a Firenze infine a Milano dove passa
con lui i suoi ultimi giorni. Per la Duranti questo
periodo di un anno e mezzo trascorso al nord con
Pavolini rappresenta un momento di grandi problemi.
Il cognome Duranti è ebreo, pure se l'unico
antenato di quella razza risale a molte generazioni
prima, ma le SS la arrestano e la fanno spogliare.
I tedeschi scambiano tre nei sulla spalla per
i segni inequivocabili della sua appartenenza
alla religione ebraica. Doris nega e chiede di
chiamare Pavolini, ma finisce lo stesso in cella
a Santa Verdiana insieme a venti ebrei che piangono
come disperati. Per fortuna il suo uomo interviene,
risolve l'equivoco e la fa liberare. Successivamente
le SS la scortano a Venezia, dove si tenta di
far rinascere il cinema fascista, per interpretare
una pellicola che non verrà mai ultimata.
Doris si sposta da Venezia a Milano, sotto i bombardamenti
inclementi, vive uno dei periodi più neri
della storia italiana. Pavolini viene ferito a
Maderno e lei vuole starle accanto anche durante
la fuga in Valtellina. Doris si ritrova a Como
con un fucile in braccio che non sa usare e vicino
a lei ci sono anche la Ferida e Osvaldo Valenti,
due persone che hanno poco a che vedere con il
fascismo. Valenti è un drogato, un mitomane
avventuriero che fa innamorare la Ferida e si
getta in una sconsiderata avventura finale che
coinvolge la bella attrice. La droga in quel periodo
circola molto a Cinecittà, la Ferida è
un'ingenua ragazza di campagna che si fa irretire
da Valenti e si perde nei giri di cocaina che
consuma in grande quantità. La Duranti
invece è un'aristocratica e non cede mai
alle lusinghe della droga. Doris si trova a Como
quando viene a sapere di essere nella lista nera
dei comunisti e che i partigiani la stanno cercando
per eliminarla. La bella attrice allora prende
contatto con un uomo di cinema svizzero che le
organizza la fuga quattro giorni prima della cattura
di Mussolini e della sua fucilazione. Pavolini
e Mussolini vengono catturati dai partigiani mentre
tentano anche loro di fuggire verso la Svizzera,
quindi sono fucilati e appesi per i piedi a piazzale
Loreto. Doris Duranti vede il suo amante pochi
giorni prima che accada l'irreparabile e ottiene
un passaporto falso con il nome di Dora Pratesi.
Il merito è dello svizzero che per diecimila
dollari la fa espatriare e ricoverare in una clinica
del suo paese. Sono diciotto ore di marcia per
passare il confine insieme a uno zio che subisce
pure un attacco di cuore, ma alla fine ce la fanno
e alle tre del mattino si trovano a Lugano. La
bella orchidea nera viene ricoverata nella clinica
Moncucco dove un infermiere la riconosce come
la famosa attrice amante del gerarca. La polizia
svizzera arresta sia lei che lo zio e per la bella
Doris è ancora una volta galera, mentre
dall'Italia giungono le notizie delle terribili
fucilazioni. La polizia svizzera si prepara a
far espatriare l'attrice e allora lei si taglia
le vene, non sappiamo se per la disperazione quando
apprende della morte di Alessandro oppure per
un freddo calcolo. Doris viene internata in manicomio
e ha la fortuna che il capitano della polizia
svizzera, Luciano Pagani, si innamora di lei.
|
L'arresto
di Alessandro Pavolini
|
Insieme
organizzano una vera e propria messinscena con una
finta estradizione in Italia, ma alla fine la Duranti
viene di nuovo accolta in territorio svizzero. Pochi
giorni dopo l'attrice si unisce in matrimonio con
il capitano Pagani, solo per diventare cittadina svizzera
e non avere più fastidi dal nuovo governo italiano.
I due si sposano in gran segreto, a Campione d'Italia,
con le pubblicazioni affisse solo per poco tempo e
la Duranti si presenta in chiesa dopo essersi nascosta
nel bagagliaio di un auto e avvolta nei tappeti come
Cleopatra. Doris non ama né quel noioso marito
svizzero, né quella terra troppo ordinata e
precisa che definisce "tutta formaggi e orologi",
si diverte a contraddire il marito preciso e conformista
persino sull'ora che segna il suo orologio (6). Il
matrimonio d'interesse dura solo un anno, pure se
lei serba eterna riconoscenza a quell'uomo. Luciano
Pagani non vorrebbe concedere il divorzio ma alla
fine si piega al volere della bella attrice che gli
dice: "Tu nel 1945 mi hai salvato la vita, ma
io ho pagato la mia testa con un'altra cosa. Uno come
te non avrebbe mai potuto sperare di portare a letto
Doris Duranti". L'orchidea nera fugge in America,
ha una breve relazione con Mario Ferretti, poi la
troviamo in Argentina, Venezuela, Cuba e infine Santo
Domingo, dove si lascia andare ai malinconici ricordi
di una vita da star. Nel dopoguerra torna sporadicamente
sul grande schermo ma non ottiene il successo di un
tempo, sostiene di vivere bene ai tropici, pure se
di tanto in tanto torna a Roma dove c'è sempre
qualcuno che si ricorda di lei. Doris Duranti in una
delle sue ultime interviste rilasciate alla stampa
italiana sostiene che Roma è troppo cambiata
e che lei non ce la farebbe più a vivere in
una città così diversa da come l'ha
lasciata. Le sue idee politiche sono sempre confuse,
giustifica il sanguinario dittatore dominicano Trujillo
e sostiene che "la democrazia non esiste perché
chi comanda fa fuori i suoi nemici, basta guardare
Fidel Castro cosa ha fatto a Cuba". Nel 1995
l'ex orchidea nera si spegne per sempre a Santo Domingo
(7).
Note
(1)
Intervista di Enzo Magrì a Doris Duranti -
"Doris Duranti - il primo seno nudo del cinema
italiano" da "L'Europeo" del 22 novembre
1973
(2) Ibidem - intervista citata
(3)
Ibidem - intervista citata
(4)
Ibidem - intervista citata
(5)
Ibidem - intervista citata
(6)
Ibidem - intervista citata
(7)
Ibidem - intervista citata
|