Livorno Magazine
Mestieri di un tempo:
La vuotatura dei pozzi neri
a cura di Fabio Marcaccini


Cerchiamo di ricordare per un istante la grande sofferenza che proviamo ogni volta che, presi dal bisogno fisiologico, ci troviamo di fronte ad una turca. E chiaramente non parlo dell'uomo e della sua necessità di far pipì. Le donne invece di fronte a quell'inavvicinabile buco vespasianico, come colte dal panico, sembrerebbero quasi preferire farsi tutto addosso.

Ora, invece, proviamo ad immaginare - a ricordare per i non più giovani, gli over 50 per intendersi, una vita non solo senza la vasca idromassaggio, la cabina doccia e il lavandino col miscelatore, ma anche senza il bidet e addirittura il water. Magari senza neanche il gabinetto in casa ma un vero cesso, per di più comune e posizionato all'esterno della propria abitazione. Per aver provato questo basta andare indietro nel tempo di una cinquantina d'anni. Ma cosa accadeva, invece, cento anni fa nella nostra Livorno e non solo?


La ricevuta di un servizio di svuotatura effettuato

La vuotatura dei pozzi neri. Fino quasi l'inizio della Prima Grande Guerra (si parla degli anni 1915/18) il servizio che consentiva lo svuotamento dei pozzi neri era svolto in maniera molto artigianale. A Livorno, il servizio municipale consisteva di un carro trainante una grande botte metallica e mosso a trazione animale, seguito a sua volta da un carroccio più piccolo, tirato da due braccianti e munito di una pompa, da azionare al bisogno. La pompa veniva collegata con un tubo di gomma alla botte, mentre un altro tubo di diametro maggiore veniva a sua volta calato all'interno del pozzo nero per pescare il liquame. Azionando la pompa si creava una aspirazione in grado così di svuotare il pozzo di raccolta e riversare il tutto nella botte. Sul mezzo stava scritto "vuotatura inodora".
Mah... sarà da crederci?


E nel cuore della notte... non era difficile, destarsi di soprassalto, richiamati da rumori e tramestii vari. Erano carri agricoli di "foravia" che raggiungevano la città tirati da coppie di buoi, coi quali i contandini venivano a prelevare "manualmente" il prezioso concime e farne raccolta per le loro terre.
Sembra che questi "equipaggi della notte" venissero definiti... "l'artiglieri lucchesi".
 
 
IL QUINTO MORO
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