Triturrita,
così veniva chiamato fin dai tempi di Roma
antica, Porto Pisano caratterizzato da tre maestose
torri.
Le catene, sono un pezzo di quelle che andavano a
chiudere l'imbocco del porto ma evidentemente non
bastarono a fermare la furia genovese e dei suoi alleati.
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Cala
naturale e origini
Situato
su una cala naturale della costa tirrenica,
nelle immediate adiacenze del Porto Pisano,
sorgeva un piccolo villaggio di nome "Labrone".
Le origini di questo borgo sono di natura
molto incerte, c'è chi lo vuole stazione
navale degli Etruschi.
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La
presenza della cala naturale e la sua posizione
geografica ponevano le premesse per una sua futura
espansione e, infatti, allorché fu distrutto
nel 509 Turrite, principale emporio del porto pisano,
Labrone ne ereditò l'importanza e dalla metà
del sesto secolo inizia la sua storia legata alle
fortune del suo porto.
All'epoca non esisteva che un piccolo borgo sulla
cala naturale, protetto militarmente da una fortezza,
detta la "Rocca Vecchia", che si ergeva
a forma di una grossa torre quadrata all'estremità
meridionale della cala; i collegamenti con l'entroterra
erano assicurati dalla via Carrareccia e via Carraia,
costruite dai Pisani.
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Il
Mastio di Matilde |
Mastio
di Matilde
Con
l'avvento delle invasioni barbariche il villaggio
di Labrone non segue più le sorti di Pisa.
Nel 1100 è governato da Matilde di Canossa
che ordina la costruzione di una torre di forma
rotonda detta poi Mastio di Matilde, all'imboccatura
della cala, per difenderla dalle incursioni dei
Saraceni.
Quadratura dei pisani
Allorché
le città italiane si ribellarono all'imperatore
tedesco, Pisa divenne una florida repubblica marinara
e la sua potenza fu accresciuta dal possesso del
castello di Livorno donatogli da Matilde di Canossa
nel 1103.
I pisani, nel 1143, per aumentare il potenziale
difensivo del porto, costruirono la Quadratura dei
pisani, cittadella quadrata situata sul lato nord
della cala, che incorporò il Mastio di Matilde.
Torre
del fanale
Nel
1284 i pisani persero la battaglia della Meloria
ad opera dei genovesi che distrussero le torri pisane.
Il loro porto, inoltre, cominciava ad interrarsi
a causa delle sabbie del fiume Arno. Per queste
ragioni, costruirono, nel 1304, ad ovest del villaggio,
su una scogliera, la Torre del Fanale, altissima,
imponente, costituita da due torri sovrapposte,
con un diametro di circa 12 metri e alta oltre 50
metri sul livello del mare.
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Fanale dei Pisani in stampa antica
Una
ricostruzione degli antichi arsenali
della Repubblica Pisana
In
questa antica stampa si vedono le antiche strutture
di Porto Pisano, le sue maestose Torri e le Mura
che racchiudevano anche il Castello di Ligorno,
probabilmente già diventato Città
di Livorno
sotto il volere dei granduchi di Firenze
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Prima
cinta muraria
Ultima
opera monumentale della decadente repubblica pisana a
favore di Livorno fu la costruzione di robustissime mura
che cinsero il Castello (1392). Esse partivano dalla Quadratura
dei Pisani , giungevano alla Porta a terra, da questa,
a semicerchi, si congiungevano alla Rocca Vecchia, da
dove partivano altri due tronconi che cingevano la cala
naturale.
Le succitate mura, lunghe circa 2200 braccia (Km 1320)
furono costruite con pietre quadrate di tufo e senza terrapieno,
e munite negli angoli di torri simili a quelle che accompagnavano
le mura pisane.
Il
porticciolo dei genovesi
Decaduta
la potenza pisana, nel XV° secolo il Castello passò
attraverso varie dominazioni, una delle quali fu quella
dei genovesi. Essi costruirono il cosiddetto porticciolo
dei genovesi a forma di ampio canale, a levante della
Quadratura dei pisani, terminante verso la Porta a Terra.
Si allargava in una darsena che, pur servendo per barche
di piccolo pescaggio, contribuì ad incrementare
i traffici, al punto che poco distante fu costruita una
dogana.
La
Torre del Marzocco
in un dipinto |
La
Torre del Marzocco
Il
primo luglio 1421 i fiorentini acquistarono Livorno
per diecimila fiorini d'oro dai genovesi e presero
i primi provvedimenti, senza però tener conto
della situazione sanitaria del Castello, che era
precaria, in quanto esso si trovava al margine di
una zona paludosa sopra un lido sul quale si ammassavano
spesso strati di alghe putrefatte.
È di questa epoca un importante piano di
lavori portuali, solo parzialmente condotto a temine,
che costituisce l'ultimo tentativo di rimettere
in efficienza l'approdo del porto pisano. Di questo
piano faceva parte la Torre del Marzocco, mirabile
opera di architettura militare, forse su disegno
di Lorenzo Ghiberti. Di marmo bianco, in forma ottagonale,
con le pareti rivolte ai venti principali, si erge
con un'altezza di 29 braccia dal pelo dell'acqua.
Sotto i ponti erano scolpite le quattro armi di
Firenze e nelle facce ottagonali i nomi degli otto
venti principali.
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La
Fortezza Vecchia
Dopo la lunga guerra fra pisani e fiorentini, che
terminò nel 1509, si ebbe la restaurazione
della dinastia dei Medici a Firenze nel 1512 per volere
degli spagnoli.
Il cardinale Giulio dei Medici, uomo versatissimo
nell'arte militare, comprese la necessità di
trasformare Livorno in una vera e propria piazzaforte
e a tal fine incaricò l'architetto Antonio
da San Gallo.
Il progetto prevedeva la costruzione di una Fortezza,
detta poi Vecchia, capace di contenere 5000 soldati,
fornita di bastioni e circondata dal mare, da erigersi
nel punto militarmente più debole e più
pericoloso del Castello, vale a dire all'ingresso
del suo porto.
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La
Fortezza Vecchia
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Questa
costruzione, armoniosa di linee, potente di difesa, è
una delle più belle progettata dall'architetto che
fece delle sue fortezze capolavori di architettura del rinascimento
e, insieme, di arte militare.
Così nel 1518 iniziò la sua costruzione, per
la quale fu necessario abbattere gli edifici fatti costruire
da Lorenzo il Magnifico alla fine del 1400. La fortezza
chiude nelle sue mura il Mastio di Matilde, la Quadratura
dei Pisani, raccogliendo quindi in sé tutti i monumenti
della più vecchia tradizione marinara e guerriera
di Livorno. Fu completata nel 1530 dal duca Alessandro dei
Medici, dopo un periodo d'interruzione dovuto all'allontanamento
dei Medici da Firenze.
Il
canale dei Navicelli
Fino
a questo punto la storia del porto di Livorno è
prettamente militare e il luogo è considerato una
fortezza.
Il duca Cosimo I°, succeduto al duca Alessandro, aveva
in mente la costruzione di un nuovo porto e di un canale
navigabile.
Il
canale dei Navicelli abbreviava notevolmente il tragitto
fra Livorno e Pisa evitando il traffico via mare.
La pericolosa e non facile entrata dei navicelli a
Bocca d'Arno univa veramente Pisa, sede di case commerciali,
col porto di Livorno.
Cosimo I°, per dare incremento alla città,
promulgò alcuni bandi, in funzione dei quali
prometteva l'incolumità a tutti coloro che
erano ricercati dalla giustizia, con la condizione
di trasferirsi definitivamente a Livorno.
I lavori di scavo del canale ebbero inizio nel 1541
e segnarono il principio della funzione economica
di Livorno.
L'opera, infatti, non era importante dal punto di
vista militare ma serviva per l'unione commerciale,
non solo di Livorno con Pisa, ma anche con l'entroterra
toscano, cosa problematica per quel tempo, dato che
non esisteva alcuna strada veramente carrozzabile.
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Il
funzionamento regolare del canale si ebbe, come vedremo,
sotto Ferdinando I°.
Il progetto prevedeva d'impedire alle maree di penetrare
nel canale che doveva mantenersi pieno con l'acqua presa
per mezzo di una cateratta dall'Arno a Porta a Mare.
FINE PRIMA PUNTATA
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