I recenti casi di meningite su una nave da crociera confermano
che a Livorno il contagio è sempre arrivato dal mare.
I lazzaretti erano luoghi deputati all'isolamento e cura dei
malati ma anche alla quarantena delle merci. Nel corso dei secoli,
l'Italia e l'Europa hanno conosciuto ricorrenti epidemie, favorite
dalle carestie e dalla malnutrizione, e Livorno è stata
spesso la porta d'ingresso dell'infezione.
La peste nera del 1348
La peste nera, che falcidiò l'Europa nel 1348, quella
stessa che fa da cornice ai racconti del Decameron, è
frutto di un'antica guerra batteriologica. In oriente, infatti,
i popoli dell'Orda d'Oro, il regno turco-mongolo fiorito in
Russia nei secoli XIII - XVI, catapultarono mucche infette sui
genovesi contro i quali erano in guerra. Tornati a casa, i genovesi
diffusero la malattia. Livorno, insieme a Marsiglia, fu uno
dei maggiori centri di diffusione.
Peste
nera (o Grande morte o Morte nera) è il termine
con il quale ci si riferisce normalmente all'epidemia
di peste che imperversò in tutta Europa tra il
1347 e il 1353 uccidendo almeno un terzo della popolazione
del continente. Epidemie identiche scoppiarono contemporaneamente
in Asia e in Vicino Oriente, il che fa supporre che l'epidemia
europea fosse parte di una più ampia pandemia. <<< La carta mostra la progressione della
peste in Europa negli anni 1347-51. Le navi dei genovesi,
percorrendo dalla Crimea la via della seta, probabilmente
la portarono prima a Costantinopoli (1347), poi a Messina
(settembre 1347) e a Marsiglia (novembre 1347). Nel corso
dell'inverno 1347-48 l'epidemia si estese rapidamente.
In gennaio risultavano colpiti i tre maggiori porti italiani
(Pisa, Genova e Venezia). Per tutto il 1348 continuò
ad avanzare rapidamente, ma si arrestò di fronte
all'inverno 1348-49. La peste venne, infatti, segnalata
a Parigi nell'estate 1348, scomparve durante l'inverno
e ricomparve nel marzo 1349. Anche nel nord Europa comparve
prima nei porti e poi nel retroterra continentale. Danzica
fu colpita nel 1350 e la peste si arrestò nel successivo
inverno di fronte all'Oder; nel 1351 vennero colpite le
regioni baltiche interne. Nel 1352 comparve anche in Russia.
La peste del 1630
L'altra grande epidemia di peste, di cui racconta il Manzoni
ne I Promessi Sposi, infuriò in Europa attorno
al 1630. Felice Casati, che organizzò il lazzaretto
di Milano - ed è immortalato fra i personaggi del
romanzo - morì proprio a Livorno. I padri barnabiti
parteciparono all'opera di soccorso.
Nella
foto sopra: 1674 (21 lug.): Lettera da Smirne con
sigillo in ceralacca e timbro epocale, indirizzata all'ambasciatore
veneziano Giacomo Querini a Costantinopoli, dal suo servitore
francese, che si trova a Smirne, dove ancora sta continuando
il contagio della peste. Parla di due navi arrivate, una
da Venezia e l'altra da Genova, Livorno e Messina, che
portano due lettere importanti per l'ambasciatore Querini:
il quale ebbe un ruolo importante per l'inizio della guerra
di Morea.
La
febbre gialla del 1804
Fatale
per la nostra città fu anche la febbre gialla
del 1804. Nel porto attraccò il bastimento Anna
Maria, partito da Veracruz e transitato da Cadice. La
Spagna era considerata zona sicura e non furono prese
precauzioni, ma l'intero equipaggio, affetto da febbre
gialla (detta anche vomito nero) presto diffuse il morbo
fra tutta la popolazione. La malattia fu passata sotto
silenzio, per timore di dispiacere alle autorità
e di danneggiare l'economia portuale, e così
si estese sempre più. Venne chiamato, allora,
il famoso epidemiologo Gaetano Polloni che riuscì
a debellarla, dopo essersi ammalato egli stesso. Fu
nominato perciò medico di Sanità del porto.
Ordinò i suffumigi di cloro nei bastimenti e
riorganizzò il sistema dei lazzaretti, introducendo
misure sanitarie che protessero la città dal
tifo e da ulteriori focolai di peste.