La
crisi diplomatica e militare si trascinava, ormai, sin
dagli ultimi mesi del 1652.
Il Granduca e la Toscana, pur neutrali nella guerra che
opponeva Inghilterra ed Olanda su tutti i mari del globo,
si erano trovati stretti nella morsa di una violenta contesa
fra le due potenze, che aveva Livorno come epicentro.
Risaliva all'agosto 1651 la promulgazione da parte di
Cromwell dell' "Atto di navigazione". Atto con
cui il Lord protettore inglese disponeva che il trasporto
delle merci provenienti dalle colonie inglesi fosse consentito
solo mediante naviglio britannico e che qualsiasi merce
diretta verso i porti inglesi dovesse essere trasportata
da mercantili inglesi o da naviglio che appartenesse al
paese di produzione delle merci.
Ogni nave, che si fosse sottratta all'editto, sarebbe
stata affondata o depredata dalla marina militare inglese.
Era un attacco alla marineria olandese, che utilizzava
la sua flotta commerciale proprio nel trasporto di merci
di provenienza straniera e le cui navi, da quel momento,
potevano essere attaccate e derubate del carico.
Una potenza navale come l'Olanda non poteva certo accettare
il diktat di Cromwell e la guerra divampò furiosa
su tutti i mari.
Tra il 1652 ed i primi mesi del 1653, Livorno venne investita
direttamente, se non dal conflitto, certo da alcune sue
conseguenze.
Proviamo a seguire da vicino gli avvenimenti, come se
a guidarci tra battaglie e agguati fosse un giovane marinaio
inglese: Tommy. |

Lord Oliver Cromwell
|
"Potevo
ritenermi fortunato: ero salpato a quindici anni, per
il mio primo imbarco, sulla più bella nave della
marina da guerra d'Inghilterra. La fregata Phoenix, con
le sue linee eleganti e veloci ed i suoi trenta cannoni
era uno dei legni più temibili che solcassero i
mari.
Arrembaggi e battaglie ne avevo già vissute durante
quest' anno di grazia 1652, ma nessuna era stata così
terribile come quell'ultimo, fatale scontro dinanzi all'Isola
di Montecristo. Quella notte tranquilla d'inizio settembre,
sembrava non far presagire nulla di quanto sarebbe avvenuto
alle prime luci dell'alba successiva. Quand'ecco che alcune
nostre vedette segnalarono la presenza di navi olandesi.
L'ammiraglio impartì gli ordini per disporre le
navi alla battaglia, ma gli olandesi già durante
la notte avevano manovrato per trovarsi in posizione migliore
al sorgere del sole.
La luce del giorno era ancora incerta quando il cielo
ed il mare furono illuminati dalle fiammate dei cannoni.
Aprimmo il fuoco ed i cannoni di babordo spararono simultaneamente.
La fregata fu avvolta in una nube di fiamme e di fumo.
Navi, vascelli e piccole galere incrociavano palle di
cannone e fuoco di mitraglia che spazzava i ponti e mutilava
uomini e manovre.
Non riuscivo a capire se stessimo vincendo, scivolavo
sul ponte ingombro di corpi, di sartie e di pezzi di alberi
abbattuti.
Infine fu chiaro: gli olandesi avevano il sopravvento.
La Phoenix, la mia fregata, circondata ed abbordata fu
catturata." |
Il
nostro giovane testimone ci ha descritto la battaglia
di Montecristo. La Phoenix fu la preda e il trofeo
più importante strappato dalla marina olandese
a quella inglese.
A seguito della battaglia si aprì quella
crisi diplomatica di cui parlavamo all'inizio del
racconto. La fregata inglese era ancora in grado
di galleggiare, ma aveva necessità di riparazioni
urgenti e gli olandesi pensarono bene di rifugiarsi
nel porto di Livorno. Immaginiamoci l'irritazione
del Granduca: Livorno, porto neutrale, non poteva
rifiutare assistenza a navi olandesi in difficoltà,
così come non avrebbe potuto rifiutarla a
naviglio inglese. Ma la presenza in porto di una
nave inglese preda di guerra, era ben altra cosa
e certamente molto imbarazzante per il governo toscano.
Si aprì, così, un lungo contenzioso
che vide alternarsi ambasciatori inglesi ed olandesi,
ciascuno dei quali recriminava o rassicurava. Intanto,
i pochi marinai e ufficiali inglesi sopravvissuti
alla battaglia di Montecristo, avevano ogni giorno
sotto gli occhi lo spettacolo della loro fregata
che riprendeva vigore e splendore con il lavoro
dei maestri d'ascia livornesi. |

La
Battaglia di Scheveningen del 10 agosto 1653,
dipinta nel 1654 circa da Jan Abrahamsz Beerstraaten,
illustra la battaglia finale della prima guerra
sull'Atto di Navigazione.
|
Rabbia
e voglia di rivalsa cresceva nei loro cuori e prendeva
forma un piano ardito per riconquistare la nave.
Giunse, infine, il 30 novembre del 1652. Continuiamo
a seguire le vicende della Phoenix attraverso le
parole di Tommy. |

Nooms,
La Battaglia di Livorno

Johannes Lingelbach, La Battaglia di Livorno
|
"Qualche
tempo fa avevamo visto la nostra fregata lasciare
il porto. Ci aveva assalito la disperazione, ormai
non avremmo più potuto tentare nulla per
sottrarla agli olandesi. Ma ecco che dopo qualche
giorno la Phoenix fece nuovamente la sua ricomparsa
in porto. Aveva catturato una piccola nave mercantile
e voleva venderne il carico a Livorno prima di riprendere
il mare. Eravamo a ridosso del giorno 30 novembre,
data in cui gli olandesi festeggiano il patrono
Sant'Andrea e l'ammiraglio Tromp, prima di lasciare
definitivamente Livorno, voleva festeggiare il Santo
con un banchetto a bordo.
Era la nostra ultima occasione per riprenderci la
nave. Gli ufficiali fecero girare segretamente un
messaggio tra i pochi marinai inglesi dispersi tra
bettole e vicoli. Quel giorno nessuno doveva ubriacarsi
e quella notte tutti avrebbero dovuto trovarsi presso
due scialuppe ormeggiate nella parte più
oscura del porto. Venne il buio e dalla Phoenix
arrivavano le note dell'orchestra e le voci degli
invitati.
Due ufficiali ci divisero nelle scialuppe, i remi
non facevano il minimo rumore immergendosi nell'acqua
nera.
Fummo ben presto sottobordo alla fregata. Riuscimmo
velocemente a salire ed a neutralizzare la guardia
olandese e prendemmo il controllo della nave tra
le urla impaurite degli ospiti, mentre gli olandesi,
compreso l'ammiraglio Tromp, si gettavano in mare
per sfuggire al nostro assalto.
La Phoenix era nuovamente inglese. Manovrammo il
più velocemente possibile e giungemmo, finalmente
in mare aperto." |
Gli inglesi avevano riconquistato la nave che veleggiava
verso sud per ricongiungersi alla flotta dell'ammiraglio
Appleton, ma la crisi diplomatica era ben lungi dal
risolversi.
Gli olandesi protestavano con il Granduca perché
i britannici avevano compiuto un atto di guerra all'interno
di un porto neutrale; gli inglesi, a loro volta, sostenevano
il loro buon diritto alla riconquista della Phoenix.
Infine entrarono con alcune navi nel porto di Livorno.
L'ammiraglio Appleton intendeva portare al governatore
della città le sue scuse per l'atto di guerra
contro gli olandesi, ma, nello stesso tempo, sostenere
che la provocazione olandese dell'esibizione della Phoenix
sotto il loro vessillo era stata intollerabile per l'Inghilterra.
Il governatore accolse le parole dell'ammiraglio con
l'assicurazione che le avrebbe riferite al Granduca,
ma lo pregò di lasciare immediatamente Livorno,
non appena effettati gli approvvigionamenti di acqua
e viveri.
Sembrerebbe tutto risolto?
Invece no.
La flotta olandese apparve all'improvviso e si dispose
a chiudere l'accesso del porto. Ogni nave in entrata
ed uscita doveva passare sotto la minaccia dei loro
cannoni. Dalle navi scese una delegazione di ufficiali
latori di un messaggio dell'Ammiraglio Van Galen al
Granduca. Van Galen chiedeva che il Granduca si adoperasse
affinché la Phoenix, conquistata dagli inglesi
in porto neutrale, fosse restituita agli olandesi, in
quanto legittima preda di guerra conquistata in battaglia
in mare aperto .
Il conflitto diplomatico durò a lungo e fallirono,
uno dopo l'altro i tentativi di mediazione granducale.
Infine, i primi di marzo del 1653, il Governatore di
Livorno intimò agli inglesi di uscire dal porto
entro dieci giorni.
La situazione si fece concitata, gli inglesi cercavano
di prendere tempo in attesa di rinforzi dal mare; gli
olandesi minacciavano di entrare nel porto ed assalire
le navi britanniche. Il Governatore arrestava ora gli
uni ora gli altri ufficiali delle due marinerie per
dare un segnale di forza e determinazione.
Seguiamo ancora il racconto di Tommy, il giovane marinaio
inglese.
"Sono
tornato a Livorno sulla fregata Bonaventura, mi
è dispiaciuto lasciare la Phoenix, ma uno
degli ufficiali che ci aveva guidati alla riconquista
della nave, mi ha lodato per il mio coraggio ed
ha voluto che lo seguissi nella sua nuova destinazione.
Da settimane siamo di fatto chiusi nel porto di
Livorno. Ormai conosco a menadito la città,
accogliente quante altre mai. Ma come pesa a me
ed a tutti gli altri marinai questa sorta di prigionia!
Possiamo scendere a terra solo in piccoli gruppi
e per breve tempo. Chi torna a bordo ubriaco viene
punito con severità. L'ammiraglio Appleton
ha dato ordini severissimi. Non vuole che la sosta
forzata, con la noia e il tedio conseguente, porti
indisciplina e disdoro all'immagine della nostra
Marina. |
|
Oggi è il giorno 10 del mese di marzo 1653
ed è giorno di festa. Già ieri sera
tra noi marinai correva voce che i nostri informatori
avevano portato all'Ammiraglio, la notizia che la
flotta inglese si sta dirigendo su Livorno per liberarci
dal blocco olandese.
Questa mattina alle prime luci dell'alba abbiamo
visto le vele nemiche prendere il largo, verso nord.
Gli olandesi se ne sono andati. Hanno temuto l'arrivo
della nostre navi.
Abbiamo avuto ordine di preparare le navi alla partenza,
tempo due giorni completeremo i rifornimenti e finalmente
torneremo in mare.
Oggi, 14 marzo 1653, fra pochi minuti faremo vela
in mare aperto."
Sopra
a destra La Battaglia di Livorno, 14 marzo 1653:
Battle of Leghorn di Van de Velde
A destra il dipinto di Willem Hermansz van
Diest, dipinta a metà del XVII secolo.
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|
Tommy
ed i suoi compagni avevano appena iniziato a respirare
il vento ed il salmastro quando quelle vele nemiche
che, solo due giorni prima, avevano visto allontanarsi
da Livorno, ricomparvero minacciose.
La flotta olandese era ben più numerosa e gli
inglesi provarono a fuggire verso sud. Non sappiamo
che cosa abbia provato in quei momenti il nostro amico
Tommy, quando si accorse che ogni fuga era impossibile
e i cannoni inglesi aprirono disperatamente il fuoco.
Il fumo avvolse il mare ed il cielo .
La battaglia si svolgeva sotto gli occhi della popolazione
livornese arrampicata sugli spalti del porto e sulle
scogliere.
Gli inglesi provarono ad accorciare le distanze con
le navi nemiche, l'unica speranza era negli abbordaggi
e nel combattimento ravvicinato, ma gli olandesi li
tenevano sotto un fuoco implacabile.
Infine l'ammiraglia Zeven Provincien, centrò
la polveriera della fregata inglese Bonaventura.
La nave esplose frantumando uomini e legni.
Van Galen aveva ormai in pugno gli inglesi, ma la battaglia
si protrasse fino a sera.
Livorno poté assistere al massacro e per giorni
raccolse i cadaveri che il mare portava a riva.
Van Galen aveva trionfato ma pagò la vittoria
con la vita. Ferito da una palla inglese che gli troncò
una gamba volle restare sul ponte fino alla fine della
battaglia. Pochi giorni dopo spirò.
Oltre seicento furono i morti che si contarono nel giorno
del Signore 14 marzo 1653.
La
Battaglia di Livorno |
La battaglia navale di Livorno avvenne il 14 marzo
(4 marzo del calendario giuliano) 1653, nell'ambito
della Prima guerra anglo-olandese, vicino Livorno.
La vittoria fu olandese sotto il comando del Commodoro
Johan Van Galen che prevalse sulla flotta inglese
guidata dal Capitano Henry Appleton. Rinforzi giunsero
poco dopo con una flotta comandata dal Capitano
Richard Badiley, che Appleton aveva tentato di raggiungere,
ma era numericamente surclassata dagli Olandesi
e si allontanò.
Nel 1652 il Governo del Commonwealth, credendo a
torto che gli Olandesi fossero stati sconfitti nella
Battaglia di Kentish Knock, divise le sue flotte
tra il Mar Mediterraneo e le acque nazionali. Questa
divisione delle forze portò a una sconfitta
nella Battaglia di Dungeness nel dicembre 1652,
e già all'inizio del 1653 la situazione divenne
critica anche nel Mediterraneo. Lo squadrone di
Appleton composto da sei navi fu intrappolato a
Livorno da un blocco di 16 navi olandesi, mentre
la flotta di otto navi di Badiley si trovava all'Isola
d'Elba.
L'unica speranza per gli Inglesi era di combinare
le loro forze, ma Appleton salpò troppo in
anticipo e ingaggiò gli Olandesi prima che
Badiley potesse arrivare in aiuto. Tre delle sue
navi vennero catturate e due distrutte, soltanto
la Mary, più veloce delle navi olandesi,
riuscì a fuggire e a raggiungere Badiley,
che nel frattempo provò a combattere ma l'inferiorità
numerica lo costrinse alla ritirata.
La battaglia dette agli olandesi il controllo del
Mediterraneo, compresi i traffici commerciali degli
inglesi con il Levante, ma Van Galen fu ferito mortalmente,
e morì il 23 marzo.
Uno dei Capitani presenti alla battaglia era il
figlio del luogotenente-ammiraglio Maarten Tromp,
Cornelis, che divenne egli stesso un famoso ammiraglio.
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Navi
olandesi coinvolte |
Navi
inglesi coinvolte |
Olanda
(Johan Van Galen)
Vereenigde Provincien/Zeven
Provincien (Province Unite/Sette Province)
40 (nave ammiraglia)
Eendracht (Concordia)
40 (nave vice-ammiraglia, Jacob de Boer)
Maan (Luna) 40 (Cornelis
Tromp)
Ter Goes 40
Zon (Sole) 40
Zutphen 36
Maagd van Enkhuysen (Vergine
di Enkhuysen) 34
Jonge Prins (Giovane
Principe) 28
Julius Caesar 28 (mercantile)
Witte Olifant (Elefante Bianco)
28 (mercantile italiano; capitano Sijbrant Janszoon
Mol)
Madonna della Vigna
28 (mercantile) - si arenò a Nord del Porto
di Livorno
Susanna 28 (mercantile)
Zwarte Arend (Aquila
Nera) 28
Salomons Oordeel 28
(mercantile)
Roode Haes (Lepre Rossa)
28 (mercantile)
Ster (Stella) 28 (mercantile) |
Squadrone
di Henry Appleton
Bonaventure 44 (Stephen
Lyne) - distrutta dalla Province Unite
Leopard 48 (flag) -
catturata (dalla Concordia?)
Sam(p)son 40 (mercantilen,
Edmund Seaman) - incendiata da un brulotto
Mary 30 (mercantile,
Benjamin Fisher)
Peregrine 30 (mercantile,
John Wood) - Captured by Aquila Nera
Levant Merchant 28/30?
(mercantile, Stephen Marsh) - catturata dalla Vergine
di Enkhuysen
Flotta di Richard Badiley
Paragon 52 (flag)
Phoenix 36 (Owen Cox)
Elizabeth 36 (Jonas
Reeves)
Constant Warwick 32
(Upshott)
Mary Rose 32 (mercantile,
John Turtley)
Lewis 30 (mercantile,
William Elle)
William and Thomas
30 (mercantile, John Godolphin)
Thomas Bonaventure
28 (mercantile, George Hughes)
Charity nel Mariner's Mirror
(brulotto, Peter Whyting)
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(Il
numero accanto ad ogni nave indica il numero di cannoni)
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