Andrea Sgarallino
Il varo del piroscafo
|
L'Andrea
Sgarallino era una nave passeggeri varata dal Cantiere
Luigi Orlando di Livorno. Fin dal 1930, fece la spola
fra Piombino e Portoferraio. Deve il suo nome al garibaldino
livornese Andrea Sgarallino, eroe dei moti del 48.
Nel 43, durante la seconda guerra mondiale, fu requisito
dalla Regia Marina, armato, dotato di livrea mimetica,
e adibito a servizi militari.
Con l'armistizio dell'8 settembre 1943, venne di nuovo
destinato a prestazioni civili, soprattutto con il compito
di riportare a casa i militari smobilitati e favorire
gli approvvigionamenti dell'isola. I tedeschi, che occuparono
l'Elba il 18 settembre, però, gli fecero battere
bandiera nazista.
Il 22 settembre, a una settimana di distanza dal rovinoso
bombardamento che distrusse gli stabilimenti dell'Ilva,
lo scalo e parte del centro storico di Portoferraio, l'Andrea
Sgarallino fu colpito a morte.
Sono le 9,30, il piroscafo è ormai in vista della
costa, in località Nisportino. Un sommergibile
della marina britannica incrocia poco distante. Il capitano
Herrik vede la bandiera nemica e la livrea militare e
non ha dubbi: ordina l'immediato affondamento. Un paio
di siluri colpiscono la nave e la spezzano in due tronconi.
Il piroscafo è avvolto dalle fiamme e da un fumo
denso. Gli abitanti dell'Elba assistono impotenti, impietriti:
a bordo ci sono i loro familiari, i soldati che stanno
tornando a casa e che non riabbracceranno mai più.
Il vento porta le urla dei disperati. Nessuno ha il coraggio
di avvicinarsi perché si teme che il sommergibile
sia ancora nelle vicinanze, pronto a colpire di nuovo.
Poi le fiamme si spengono, la nave scompare sott'acqua.
A decine i corpi vengono distesi sul molo e gli abitanti
attoniti li rivoltano, per identificarli. Le donne portano
lenzuola per coprire i cadaveri.
Il
numero delle vittime non fu mai accertato con precisione
ma si aggirò intorno alle trecento unità,
sopravvissero solo quattro persone, quasi ogni famiglia
elbana pianse un morto a bordo dello Sgarallino.
Il relitto oggi giace a 66 metri di profondità,
al largo della costa. Nel 2003 è stato raggiunto
da un gruppo di sub che ha deposto una targa commemorativa
in ricordo delle vittime.
Esiste anche un canto popolare, di dubbia attribuzione:
Il siluramento dell'Andrea Sgarallino che, nel ritornello,
ricorda molto La spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini.
"Eran tutt'a bordo, eran ben stipati
Eran più di trecento e non son più tornati"
|