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Aldo
Palazzeschi (1885 - 1974) ha dedicato
ai nostri bagni Pancaldi un pezzo memorabile,
pubblicato in Stampe dell'Ottocento, F.lli
Treves, Milano, 1936
È davvero una stampa la sua, descritta
con gli occhi stupiti di un bambino che,
il primo d'Agosto, in una giornata torrida,
sudato fradicio, viaggiando in carrozza
e in vagone ferroviario insieme ai genitori
e alla donna di servizio, giunge alla
"porta a mare" di Livorno, dove
vede per la prima volta la distesa azzurra,
spumeggiante, le creste bianche delle
onde.
Durante il viaggio sua madre ha chiacchierato
tutto il tempo con una dama vistosa, la
quale ha descritto nei minimi particolari
la vita che si svolgerà sullo stabilimento
mondano e lussuoso, luogo "di tutte
le delizie e le primizie", spettegolando
sulle signore che lo frequentano, sul
numero dei vestiti, delle scarpe e dei
cappelli di questa e quella.
Non è difficile immaginare l'aria
calda e salmastra, il sole rovente dal
quale le signore si proteggevano con l'ombrellino,
le tende gonfie di vento dello stabilimento
balneare, le marchese, le contesse, le
attrici, le cantanti ingioiellate che,
passeggiando, sfoggiavano ogni giorno
una toelette nuova - in primis una principessa
che arrivava addirittura con ventotto
bauli, cento vestiti e duecento paia di
scarpe. All'alba si facevano duelli segreti
e, dopo, se ne parlava con un brivido
d'emozione.
Oltre e sopra tutto, indifferente, il
mare.
"Il
mare era calmissimo, profondamente azzurro,
e pareva adagiato vittoriosamente dopo
una gara col cielo a chi lo fosse di più;
nel cielo non era che il sole e riempiva
tutto col suo calore, e nel mare un gruppettino
di vele bianche in fondo, cinque o sei,
e certe spumettine candide verso la riva,
fiocchetti di cotone, che apparivano e
sparivano come dalle fessure di una veste."
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