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Patrizia
Poli presenta
Manzoni
a Livorno |
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È
arcinoto che Alessandro Manzoni (1785 - 1873)
venne in toscana per "risciacquare i panni
in Arno".
Come riporta Giulietta, la primogenita ventenne,
nel suo diario, dal 10 al 25 luglio del 1827,
la famiglia al completo, composta di tredici persone
compresi i domestici - spostandosi con due carrozze,
di cui una nel corso del viaggio finì in
una scarpata - giunse a Livorno.
Durante il soggiorno a Genova, dove aveva preso
i bagni di mare, Manzoni era stato messo sull'avviso
riguardo al caldo "oltraggioso" della
nostra città e a certe zanzare che davano
la febbre e rovinavano la pelle, per cui vi arrivò
già prevenuto. Non contribuì a ingraziarlo
verso di noi un disguido organizzativo per il
quale fu sballottato da un albergo all'altro.
Si fermò quindi in via Ferdinanda, cioè
via Grande.
Scrivendo all'amico Tommaso Grossi, si lamenta
della confusione: "tale è la folla,
l'andare, il venire, l'entrare, l'uscire, il gridare,
il favellare." Sebbene le finestre della
camera d'albergo dessero sul retro, esse si affacciavano
su una chiostra che apparteneva al Caffè
Greco, allora il primo di Livorno, e gli schiamazzi
toglievano il sonno a tutta la famiglia.
Sappiamo che nel viaggio Manzoni aveva portato
parecchie copie del romanzo, da poco stampato
in una stesura antecedente alla revisione linguistica.
Il libro, infatti, aveva avuto successo ma non
era facilmente reperibile in Toscana. Le vendette
quasi tutte.
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