Così Giorgio Fontanelli esordisce nella
prefazione a "Il forte della Stella"
di Carlo Bini, (1806 - 1842) un altro dei personaggi
dimenticati e trascurati della storia e della
letteratura, non solo livornese ma nazionale.
Democratico e romantico, fu brillante, intelligente,
creativo, ma di carattere irrequieto, indocile
e ribelle. Nacque da famiglia umile, in Via
delle Galere, frequentò il collegio dei
barnabiti, dove conobbe il Guerrazzi, ma fu
costretto a interrompere gli studi e dedicarsi
controvoglia al banco di granaglie e cereali
del padre, cosa che lo umiliò e condizionò
per tutta l'esistenza, frustrando le sue aspirazioni
politiche e intellettuali. Continuò a
studiare da autodidatta, imparando da solo greco
e latino ma anche tedesco, francese e inglese,
traducendo Byron e Sterne
Insieme a un gruppo di giovani di buona volontà,
fra i quali Guerrazzi e Mazzini, fondò
nel 1829 "L'indicatore livornese",
giornale politico ma anche letterario, il cui
motto era Alere flammam, alimentare la fiamma!
Lo diresse con Guerrazzi fino al trenta, poi
attirarono l'attenzione del granducato per la
loro vicinanza a Mazzini e alla Giovane Italia
e per il proselitismo negli ambienti popolari.
Bini amava frequentare, infatti, i quartieri
più umili della città, mescolandosi
a operai e navicellai, restando coinvolto nelle
zuffe in bettole e taverne fino a esserne seriamente
ferito. Come afferma Mazzini: "La sua gioventù
trascorse fra i rozzi e rissosi popolani della
Venezia." C'è chi sostiene che l'arresto
fu dovuto anche ad un articolo scritto da Bini
contro l'accademia culturale labronica, che,
a suo dire, si occupava solo di "cianciafruscole
in prosa ed in rima". Gli accademici livornesi
fecero giungere l'eco delle loro querele per
gli oltraggi del Bini sino all'orecchio del
Granduca.
Nel carcere di Portoferraio, in cui rimase da
settembre a dicembre del 1933, Bini scrisse
le sue due opere principali. La più conosciuta
è il "Manoscritto di un prigioniero",
che è rimasto famoso nella memorialistica
risorgimentale come scritto rivoluzionario per
l'epoca perché rivendicava i diritti
dei poveri alla stregua del Saint Simon, il
fondatore del socialismo.
|
"Una
ferma volontà di rigore stilistico,
col proposito di alleggerire e sollevare
la materia in un romantico arabesco
di riflessioni ironiche, di fantasie
e di umorismo alla Sterne, si vede
[…] nel Manoscritto di un prigioniero
(1833) del livornese CARLO BINI,
ma dietro lo scintillio di quell'arte
ancora immatura e apparentemente
svagata sta uno spirito serio, pensoso,
preoccupato delle ingiustizie sociali"
(Natalino Sapegno)
L'altra opera è "Il
forte della stella", atto unico
teatrale di cui furono pubblicati
solo pochi esemplari.
"Messere, io non ho mai visto
la giustizia; però non so
dirvi se ella sia cieca, o se abbia
vista di lince, o se porti gli occhiali.
La vedrei bensì volentieri
cotesta matrona; la vedrei volentieri
non per altro, badate, che per baciarle
le mani.
|
|
|
Solamente
vi dirò, che a Livorno un contadino una
volta affacciandosi a un tribunale a dimandare
se stesse lì la Giustizia, gli fu risposto
aspramente: - Fuori, fuori; qui non ci sta la
Giustizia." Carlo Bini, "Il forte
della Stella" (pag.226)
Anche
quando frequentò i salotti, Bini vi trasferì
il suo gusto guascone, l'irriverenza labronica,
il sarcasmo che mitigava la retorica romantica,
la capacità di trasformare in cultura
il quotidiano - forse tutte caratteristiche
dovute ai suoi trascorsi da venditore - ma seppe
arricchirle di uno spirito intellettuale tutt'altro
che provinciale, bensì europeo.
Oltre agli scritti politici, produsse anche
testi privati, come l'accorata lettera al padre
e le settantotto epistole per Adele Perfetti,
adultera alto borghese, sua amante per un anno,
poi deceduta. La morte di Adele lo gettò
nello sconforto e lo allontanò dalla
polita, suscitando lo sdegno morale del Guerrazzi.
A rivalutarlo, invece, fu Mazzini, che scrisse
una prefazione anonima ai suoi scritti, dopo
la sua morte, avvenuta nel 1842.
Riferimenti
Natalino
Sapegno, "Disegno storico della letteratura
italiana", "La nuova Italia",
Firenze, 1948
Giorgio Fontanelli, prefazione a Carlo Bini,
"Il forte della Stella", Successori
Le Monnier, Firenze, 1869
www.intratext.com/IXT/ITA2438/_P6.HTM
|