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Il chiccaio. Una delle figure più amate dai
bambini di Livorno e forse di chissà quanti altri
posti. Lo ricordo magro, con la barba incolta, sempre
un po' sudaticcio, mentre muoveva per le strade il suo
triciclo adattato per l'occasione con un cassettone anteriore
rosso:
il carretto dei chicchi. Sulla bici, una struttura metallica
con le pareti di vetro per poter far vedere tutte le leccornie
contenute dentro, divise, in maniera molto approssimativa,
da contenitori in plastica trasparente opacizzati dal
tempo e dall'uso, di certo poco igienici, diremmo oggi.
Qui potevi trovare "Brooklyn", le "gomme
del ponte" da masticare, naturalmente "americane".
Ma anche le stringhe di liquirizia, i piccoli bottoncini
di zucchero colorati. Eppoi i 'hicchi di menta... i ciucciamèli:
due/tre colori più che gusti, non di più.
Una varietà infinita di caramelle come le dolciumerie
di oggi? Macché. Caramelle Rossana, le piccole
Golia confezionate con le orecchiette laterali, quelle
al rabarbaro e all'anice per far digerire meglio i grandi
e le mentine ricoperte di zucchero modello Valda.
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"Girellini... 2 a un soldo... bimbi piangete
che mamma ve li compra".
Erano gli anni '60 quando con qualche decino di lire...
riempivi di dolci una bustina, quasi sufficiente fino
al giorno dopo, se qualcun altro non ci tuffava dentro
le mani.
Il chiccaio più gettonato, forse, il Passetti
di Ardenza. Momenti di vita,
persone
vere, belle da ricordare... Storie come quella molto
simile del gelataio e del suo carretto dei gelati. |
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